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Monday, February 5, 2018
Cina e La Nuova Via della Seta: Progresso od Abuso ?
Nonostante gli spazi limitati e finiti del pianeta terra, le potenze mondiali continuano a discutere e promuovere dei modelli economici basati sulla crescita. Quest'ultima si basa sullo sfruttamento di risorse e manodopera oltre i cosidetti confini nazionali. Oltre a conquistare un paese con l'opzione militare, un'alternativa meno rumorosa ma forse piu' efficace e' quella economica/finanziaria: si penetra in una Nazione con investimenti, prestiti monetari, manodopera qualifica, divenendo dei referenti commerciali, incanalando flussi di denaro e potere che altrimenti andrebbero ai concorrenti.
One Belt One Road è un progetto che prevede il rilancio in chiave contemporanea della Via della Seta da parte della Cina. Questo progetto, considerato di capitale importanza per lo sviluppo e il sostentamento dell’economia nazionale attraverso l’apertura di nuove rotte commerciali e la creazione di rapporti più amichevoli con i paesi euroasiatici, consiste principalmente nel promuovere, grazie a finanziamenti a tasso agevolato, la costruzione e il miglioramento di infrastrutture secondo due direttrici: la “Silk Road Economic Belt” e la “21st Century Maritime Silk Road”. La prima coinvolge i paesi attraversati dalla storica “Via della Seta”, ovvero quelli situati in Asia Centrale, i paesi mediorientali e quelli dell’Europa Sud-Orientale, ai quali si aggiungono gli Stati dell’Asia Meridionale. La seconda, include i paesi costieri sulla rotta che porta dalla Cina all’Europa attraversando il Nuovo Canale di Suez, congiungendo, da Est a Ovest, Indonesia, Singapore, India, Pakistan, Sri Lanka ed Egitto, fino ad arrivare tramite il Mediterraneo Orientale in Grecia, utilizzando l’Africa Orientale e il Kenya in particolare come punti d’appoggio. Questo progetto e' supportato da una ingente quantita' di denaro, circa 100 miliardi di dollari di capitale, di cui la Cina detiene la maggioranza di investimento con quasi 30 miliardi di dollari. Per gestire tutta questa quantita' di moneta e' stata anche creata una banca ad hoc la "Banca Asiatica di Investimento per le Infrastrutture" (AIIB). Quest'ultima è uno strumento per catalizzare gli investimenti necessari al miglioramento delle infrastrutture ferroviarie e portuali, complessivamente stimati in 1800 miliardi di dollari in dieci anni. Qualche esempio: una reta ferroviaria tra Cina e Tailandia, impianto nucleare in Pakistan, estrazione alluminio grezzo in Guinea, rete ferroviaria Cina-Uzbekistan-Kyrgyzstan, acquisizione del porto di Hambantota, Sri Lanka, per 1.1 miliardi di dollari, gasdotto fra Cina e Myanmar e molti altri.
" La Cina mettera' le mani su importanti fonti minerali trasformando le Nazioni coinvolte in debitori di lungo termine", cosi' un articolo su "Aljazeera" definisce le linee geopolitiche di questa operazione globale del colosso asiatico. " Lo scopo primario di questa operazione epocale e' aumentare l'influenza planetaria del paese, le infrastrutture ed il commercio sono solo motivazioni secondarie", rincara la dose Aljazeera.
L'India stessa ha esternato preoccupazione per il progetto della Nuova via della Seta che dovrebbe passare nelle delicatissime e contese zone del Kashmir, mentre Indonesia, Filippine e Nigeria dubitano sulla qualita' delle infrastrutture e dei suoi investimenti.
Eppure numerosi progetti sono gia' iniziati: e' già terminata la costruzione di una ferrovia per il trasporto merci di 8 mila miglia che connetta Yiwu a Madrid e una linea che inizi da Kashgar e si diriga verso il Pakistan e successivamente verso il mare Arabico. Da un anno e' in funzione la linea ferroviaria Shanghai-Tehran, 14 giorni per coprire quasi 10400 km di tratta, una collaborazione economica, tra i due paesi, sempre piu' forte. Lo scorso novembre, invece, e' partito dalla Lombardia il primo treno merci diretto in Cina, composto da 17 carri e 40 container. Va ricordato anche che nei primi 10 mesi del 2017 gli scambi commerciali Italia-Cina hanno raggiunto il miliardo di dollari, con una crescita del 24% rispetto all’anno precedente.
L'Europa non e' da meno: il 2017 ha segnato un record per gli scambi commerciali con 3673 treni merci in circolazione tra la Cina ed il vecchio continente, un aumento del 116% rispetto al 2016.
Xi Jinping, il presidente della Repubblica Popolare Cinese, sa benissimo che per spingere ad una leadership globale ci vogliono connessioni a 360 gradi: infrastrutture, finanza, assistenza tecnica, hardware ed un' altra miriade di " trappole da modernizzazione" come le definisce Pepe Escobar nel suo articolo " Xi Jiping e le tappe verso il sogno cinese" . Questo "New Deal alla Cinese" e' appena agli inizi, se pensiamo che il suo annuncio e' avvenuto nel 2013, in un progetto su larga scala che dovrebbe estendersi fino al 2050.
Ma ad affermare che il progresso porta solo benefici e modernita' per le popolazioni potremmo essere tacciati di ingenuita', sopratutto se il paese preso in considerazione e' la Cina. Qui 1.6 milioni di persone muore ogni anno per problemi legati allo smog. Il gigante asiatico solo ultimamente sta prendendo provvedimenti per rendere almeno parte delle sue politiche piu' ecosostenibili, come l'opera di riforestazione iniziata nel 2013 che ha gia' ricoperto circa 338.000 km quadrati ( la superficie dell'Italia e' di 301.000 km quadrati!). Eppure dietro questa frettolosa patina ecologica si celano numerose contraddizioni e proteste. E' il caso della diga di Myitsone in Myamar, progetto faraonico gestito dalla " China Power Investment Corporation" che avrebbe sommerso 447 km quadrati di terreno che includeva 47 villaggi e quasi 12 mila persone. Senza contare i danni idrogeologici per il fiume e per la foresta pluviale, il progetto e' al momento sospeso per le numerose proteste da parte della popolazione e di associazioni ambientaliste, ma vi sono forti pressioni cinesi, anche tramite eventuali vie legali, per riprendere il progetto. Sorte analoga e' toccata alla popolazione del villaggio Paunglaung, circa 8000 persone hanno dovuto lasciare forzatamente la propria abitazione, adesso sotto 36 metri di acqua della nuova diga. Questo ha causato un aumento di depressione e casi di suicidi, secondo l'Organizzazione "Physician for Human Right" : centinaia di persone hanno perso tutto il loro mondo, terreni e case, passato e futuro sepolto da milioni di metri cubi di acqua. La Nuova via della Seta inoltre ha progetti per la costruzione di centrali a carbone in ben 65 paesi mondiali, dal 2001 al 2016 oltre 240 progetti di centrali a carbone hanno visto coinvolto il gigante asiatico: India, Indonesia, Mongolia, Vietnam e Turchia sono le Nazioni con maggiori accordi commerciali di questo tipo. E che dire dell'accordo con il Pakistan per la costruzione di una centrale nucleare nel Punjab? La China National Nuclear Corporation (CNNC) sta gia' operando per la costruzione di altri due reattori in Karachi. Gli investimenti oltre confine non si fermano solo in paesi diciamo in via di sviluppo, visto che a Bradwell nell' Essex, sud Inghilterra, la stessa CNNC sta progettando la costruzione di un nuovo impianto nucleare che ha gia destato attriti sia nella popolazione e nella stampa, in questo caso "l'Independent" che ha riportato il rifiuto delle stessa Compagnia cinese di fornire dettagli sulla sicurezza dell'impianto in costruzione.
Dall' Inghilterra facciamo un salto in Uruguay, precisamente a Montevideo, dove la "Shandong Baoma Fisheries Limited" ha in mano un progetto da 200 milioni di dollari per ampliare il porto della Capitale, in modo tale da permettere ai propri pescherecci di estendere le zone di pesca oltreoceano. L'area e' considerata gia' ipersfruttata a livello ittico, come fanno notare numerosi ambientalisti ed esperti. Il progetto prevede un cantiere navale, una zona di rifornimento carburante, una zona di stoccaggio refrigerata. Montevideo potrebbe diventare lo snodo cruciale degli scambi marittimi tra il sud America e la Cina nel progetto della Nuova via della Seta. Milko Schvartzman, esperto in conservazione marina, fa notare come il numero dei calamari pescati e' gia' sceso drasticamente nel 2015, questo potrebbe essere connesso con la diminuzione delle colonie di pinguini che sono solite cibarsi proprio di questo mollusco.
Lo scorso agosto, giusto per ricordare come il lupo perde il pelo.....nel famoso proverbio, le autorita' equadoregne hanno intercettato un cargo cinese nelle acque delle isole Galapagos, con a bordo 300 tonnellate di pesce, tra cui 6000 squali e specie in via di estinzione come il pesce martello. L' equipaggio e' stato arrestato e la Compagnia multata di svariati milioni di dollari.
Se da un lato, dunque, il colosso cinese sta tentando di rimediare alle devastazioni ambientali causate nei decenni passati con nuove foreste, riduzioni delle emissioni, messa al bando dell'avorio, dall'altro lato, oltre confine assistiamo alla vendita del surplus cinese, nato dallo sfruttamento interno della manodopera e delle risorse naturali. La Cina ha bisogno di nuovi partner economici, di nuovi investimenti, di nuovi canali commerciali, di nuovi orizzonti per alimentare il motore asiatico ed un popolo che vuole avvicinarsi sempre di piu' agli standard di vita occidentali.
La Cina ha un peso sempre maggiore nell'economia globale. "Sono circa 100 i Paesi il cui Pil deriva per l'80% dai commerci con la Cina", ha sottolineato il vice direttore del FMI. Moneta sonante, infrastrutture, modernizzazione, prosperita' sono ancora queste le parole magiche per entrare in economie depresse o in via di sviluppo dove la parola"progresso" non sempre coincide con "diritti umani" e "sostenibilita' "......maremmacinghialaaaaaaaaaaaaaa
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Tuesday, May 24, 2016
Olio da Palma Sostenibile. Coscienza a posto e foreste in fiamme
Il mondo dell'informazione e dei consumi ci mostrano giornalmente come le parole assumono sempre più i contorni sguscianti della propaganda. Il consumatore, il cittadino non deve essere informato ma rassicurato, deve avere la coscienza in pace mentre frasi totalmente svuotate del loro valore semantico si trasformano in proiettili per anestetizzare le masse. Si cerca il consenso di chi compra, spesso attraverso la negazione di una sostanza ritenuta nociva per la salute: senza conservanti, senza coloranti, senza additivi, c'è la moda del biologico, ecco puntuale l'etichette con la dicitura "naturale", "organico", c'è il periodo dei prodotti esterofili ecco puntuale la dicitura "italiano" e se non basta spunta il "fatto in Italia" da "latte italiano", il consumatore inizia a rumoreggiare per l'olio da palma, nessun problema, ecco l'olio da palma da coltivazioni "sostenibili". Ma non ci dicono che cosa si cela tra gli ingredienti. E Che vuol dire? Pochi se lo domandano, pochi guardano al di là dal cartello, il termine "sostenibilità" suona ecologicamente accettabile, semaforo verde, è la moda del momento, km zero e sostenibile, pollice in alto per la nostra coscienza ambientalista. Il mercato dolciario e alimentare, ma anche quello della cosmesi è stato silenziosamente colonizzato dall'olio da palma, è praticamente ovunque.
L'acronimo "RSPO" corrisponde al "Roundtable on Sustanable Palm Oil", una organizzazione agricola, nata nel 2004 che racchiude la stragrande maggioranza dei settori dell' olio da palma: produttori, intermediari, distributori, negozianti, banche ed industrie. Tutti insieme per promuovere e sviluppare un uso sostenibile di questo ingrediente presente praticamente in quasi tutte le abitazioni dei paesi occidentali: Knorr, Kraft, Mulino Bianco, Mars, Buitoni, L'Oreal, Ferrero, Garnier, AXE, Oreo biscotti, Biotherm e tanti tanti ancora. Spesso la dicitura è ingannevole, viene confusa con "grassi o olii vegetali", per esempio è quasi impossibile trovare una scatola di biscotti senza questo ingrediente.
Il cittadino ha il dovere di tenere vivo il proprio "pensiero critico", non accettare i paradigmi imposti da qualsivoglia governo o gruppo di potere. Delegare la propria vita a terze parti, rende l'individuo sempre più dipendente dai decisionisti, una passività che in maniera graduale ma costante muterà la lotta in qualcosa di opzionale, mentre quest'ultima dovrebbe rappresentare uno dei cardini dell'esistenza umana.
Il RSPO è dunque una garanzia per acquisti che davvero tutelano le foreste del sud est asiatico? La risposta appare alquanto controversa. Numerose sono le critiche a questa organizzazione da parte di "Friends of Earth" : " La certificazione RSPO non basta, perché non controlla se vengono impiegati antiparassitari tossici come il Paraquat e non è ancora in grado di garantire la piena tracciabilità della filiera. Il RSPO non è una certificazione ancora credibile". Ma anche da "Greenpeace" che ha recentemente pubblicato un rapporto dove si evidenzia come gli incendi che negli ultimi mesi hanno distrutto le foreste torbiere del Borneo sono stati provocati da compagnie produttrici di olio di palma cosiddetto “sostenibile”. Le piantagioni incriminate sono di proprietà delle compagnie indonesiane IOI Group, Bumitama Agri Ltd e Alas Kusuma group. Aziende che fanno parte di importanti enti di certificazione di sostenibilità, tra cui la Tavola Rotonda per l'Olio di Palma Sostenibile (RSPO) e il Forest Stewardship Council (FSC). Per il WWF invece il RSPO rappresenta un ottimo strumento per aprire un dialogo tra industrie, gruppi ambientalisti e consumatori. Anche se, come ammette lo stesso WWF c'è ancora molto da fare per ottenere una tracciabilità ottimale.
Uno studio ancora più approfondito del gruppo "Enviromental Investigation Agency" (una ONG britannica con oltre 30 anni di esperienza) si chiede chi dovrebbe controllare i controllori, ovvero tutta quella squadra di ispettori che rilasciano cetificati ed autorizzazioni per un uso sostenibile delle foreste pluviali interessate dalle coltivazioni.
I principali standard di controllo del RSPO sono per la trasparenza delle norme legislative di ogni singola Nazione interessata, il rispetto dei lavoratori, il divieto di distruggere qualsiasi parte di "foresta Primaria" o ad alto valore di conservazione, oltre che la tutela dei valori e dei diritti delle comunità locali. Infatti le Compagnie per l'Olio da Palma non possono acquistare parti di foresta per la coltivazione senza il precedente consenso delle comunità indigene. Negli Standard, però, non sono vietate le zone ad alto contenuto di torba, potenzialmente molto inquinanti, se poi, come spesso, succede quei tipi di terreni sono dati alle fiamme. Secondo il Rapporto, inoltre, questi "controllori" sono protagonisti di ripetute inadempienze: sono carenti sulla salvaguardia dei diritti degli indigeni, non riportano eventuali abusi sui lavoratori, e mostrano notevoli lacune nel controllo degli standard ambientali stessi. Esiste un comitato di vigilanza che dovrebbe valutare tutte le inadempienze circa regolamentazioni, autorizzazioni e certificazioni. Putroppo numerose Compagnie di olio da Palma soggette a queste critiche sono le stesse che ricoprono ruoli attivi nel comitato, un conflitto di interessi dei più classici.
Tramite alcune interviste con delle comunità indigene in Indonesia si è scoperto delle forti pressioni esercitate dalle Multinazionali dell'olio da palma per ottenere zone di foresta da disboscare. E che dire del permesso accordato alle compagnie PT Henrison Inti Persada e PT Pusaka Agro Lestari per una zona di circa 70 mila ettari nella quasi totalità foresta pluviale, nella zona della provncia in Papua Nuova Guinea, considerata ad altissimo interesse ambientale per biodiversità. Le due compagnie sono sussidiarie del gigante energetico Noble Group, che ha visto le proprie quotazioni crollare del 65% nel solo 2015. Un effetto domino causato anche dal più grande Fondo Sovrano Pensionistico del mondo, quello norvegese, che ha disinvestito negli ultimi anni da quasi tutte le industrie dell'olio da palma, giudicandole potezialmente pericolose per l'ambiente. Appena qualche mese fa un'ulteriore concessione di foresta pluviale ha scatenato le proteste della EIA (Environmental Investigation Agency). L'area interessata delle dimensione dell'isola di Manhattan, ospita numerosi oranghi e leopardi, già minacciati in altre zone. La compagnia che ha ricevuto il semaforo verde per le sue coltivazioni di olio da palma "sostenibile" si chiama "PT Sawit Sumbermas Sarana" e vanta un ottimo curriculum di crimini contro l'ambiente, arrivando, nel 2000, ad essere nominata tra le peggiori 18 compagnie per disboscamento illegale nel Paese. Non ci sono certificati e se ci sono non sono stati verificati dalle autorità competenti. Nel Borneo, per citare un area ad altissimo interesse ambientale, con una biodiversità unica la mondo, oltre il 10% del territorio è già stato convertito ad uso agricolo per l'olio da palma.
Eppure nonostante le critiche, le inchieste delle varie organizzazioni ambientaliste, questi giganti industriali continuano a cavalcare l'onda del mercato: sono dei treni lanciati a folle velocità, spinti da una società che per anni, ignara di tutto, ha alimentato il combustibile dei profitti e degli introiti a zeri esponenziali. L"IOI Group" è una multinazionale che raggruppa numerose sussidiarie, dopo gli esordi nel settore del gas, nel 2015 il 55% degli introiti arrivano dall'olio da palma con 152 mila ettari di piantagioni in Malesia e 83 mila in Indonesia. Il fatto risale a qualche giorno fa quando il deficitario e criticato RSPO decide, a sorpresa, di sospendere proprio l "IOI Group" e proibirne la vendita del suo olio da palma come "sostenibile", troppe violazioni delle leggi locali, troppi permessi non autorizzati. La multinazionale malesiana ha quindi deciso di portare in tribunale il RSPO, per danni, visto che numerosi acquirenti tra cui Nestlè, Mars e Ferrero hanno sospeso la fornitura di olio dalla "IOI". 22 associazioni no profit ambientaliste stanno spingendo più compratori a cancellare i loro contratti. Sono sempre più frequenti, del resto, le inchieste sugli abusi ai lavoratori nelle piantagioni dell'IOI.
Del resto, io stesso sono testimone oculare, qui a Singapore, di un fenomeno altamente inquinante e dannoso per la salute umana: l'Haze, questa fitta nebbiolina con odori di legno bruciato, altro non è che il fumo delle foreste indonesiane date alle fiamme per le varie coltivazioni di olio da palma. Stiamo parlando di crimini contro l'umanità, così almeno la vede un articolo del "The Guardian" , che riporta cifre spaventose: almeno 500 mila casi di infezioni polmonari nella sola Indonesia. Nella sola Sumatra l'indice di inquinanti (PSI) stabilisce che ogni parametro sopra 300 è considerato pericoloso per la salute, qui ci sono dati intorno a 2000!!! Le promesse da parte della politica indonesia si sciolgono come neve al sole, un sole fatto di corruzione, scarsi controlli ed un mercato mondiale che continua a richiedere olio da palma per i propri alimenti e cosmetici.
Un sistema dunque quello dell'Olio da Palma sostenibile (RSPO) che assume più i contorni di un palliativo, qualcosa per mettere i consumatori in pace con la propria anima verde, mentre a migliaia di km di distanza va in scena lo stesso drammatico film dove diritti umani, lavoro minorile, inquinamento, corruzione e devastazione di fette di pianeta sono eventi oramai all'ordine del giorno.
Ancora una volta il cittadino deve riappropriasi il diritto/dovere decisionale su ciò che acquista. Giudicare la gravità di un problema dalla sua distanza con la nostra quotidianità ha dimostrato quanto pericolo possa essere. Bisogna mettersi in gioco, mettersi in discussione ed ammettere che quel determinato prodotto comperato per anni è dannoso alla salute del pianeta e quindi alla nostra. Siamo sempre in tempo a cambiare, uno, dieci, cento e migliaia di persone che superano questo limite mentale posso divenire la legione di un cambiamento globale. Arriverà un giorno che quei problemi che valutavano lontani e inconsistenti busseranno alla nostra porta o quella delle generazione future, e forse sarà troppo tardi comprendere.... ....maremmacinghialaaaaaaaaaaaaaaaaa
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Monday, July 14, 2014
La Storia insegna: Neoliberismo, Educazione, Finanza, Anarchismo, Africa Coloniale. Da Dewey, a Rocker, fino a Davidson. Pensatori Indipendenti ed i vuoti culturali del Sistema
Informare non significa indottrinare qualcuno, non significa mostrare solo il lato della medaglia che più ci piace. Educare non significa imporre delle idee, ma piuttosto stimolare la mente ad una crescita flessibile, variegata, elastica. Significa aiutare nel cammino, invogliare, diversificare le proposte e le tematiche, rendendo la mente come una pianta con continui germogli e frutti, non un vaso da riempire con nozioni senz'anima.
L'informazione, anche quella indipendente, è sovente farcita da errori, articoli "copia e incolla" spesso non verificati ne da chi li scrive ne da chi li riporta sui vari siti, spacciati come verità assoluta. Internet è una fonte pressoche inesauribile di notizie, articoli, statistiche, interviste, dati, sondaggi, ci si può trovare tutto ma anche il contrario di tutto. Chi scrive su questo blog ama l'informazione nella sua autenticità, senza spennellate di ideologia tra le righe, senza compromessi, almeno qui.
Se l'auto che usiamo da anni continua a rompersi, a perdere pezzi, a lasciarci a piedi, a costarci conti salati dal meccanico, dobbiamo considerare l'idea di cambiarla. Questo non vuol dire che siamo contro ogni auto, ma vuol dire fare un ragionamento logico che va a nostro vantaggio. Analogamente il sistema economico, politico e sociale è come una macchina che decenni fa aveva promesso mirabolanti progressi, l'eliminazione della povertà, la riduzione dei divari tra paesi ricchi e poveri, il successo del libero mercato, della globalizzazione sul protezionismo, della catena di montaggio sull'artigiano locale, della crescita senza limiti sulla conservazione delle risorse, di un benessere a pioggia, nessuno escluso. Questo sistema, questa macchina, sta dimostrando i limiti delle sue promesse, perde pezzi, viene quotidianamente riparata per fare ancora qualche km, perchè i suoi sostenitori continuano a farci soldi a palate. Non vogliono il cambiamento, non vogliono il benessere di tutti, ma solo della loro Elite, e di quelli legati a quell'elite, un esercito di adepti, in una spirale di potere e privilegi.
Potremmo affermare che l'occidente è divenuto ricco e prospero perchè ha vissuto sulle spalle dei paesi in via di sviluppo, che un tempo erano le colonie: materie prime, spezie, oro e diamanti, petrolio, sono state in gran parte prelevate da Sud America, Africa, Asia e Medio Oriente e ridistribuiti in Europa prima e nell'America del Nord poi.
La storia ha una collezione interminabile di studi di scienziati, di economisti, di filosofi che avevano già pronosticato il fallimento di questo sistema. Lo avevano fatto in tempi non sospetti, quando il libero mercato, la privatizzazione erano all'apice di uno sviluppo che si sarebbe rivelato poi dai piedi d'argilla.
Questo articolo vuole mostrare alcuni di questi studiosi che avevano studiato perchè questo sistema non poteva funzionare. Ce ne sarebbero molti e molti altri ancora, ma l'intento non è quello di fare un elenco, ma di stimolare chi legge ad approfondire questi studi, a sfogliare le pagine della storia dove è già tutto scritto, diagnosticato e previsto. Un presente senza memoria è destinato ad un futuro sempre più incerto e devastante.
Sul concetto di educazione troviamo John Dewey (1859-1952), autorevole rappresentate nel ramo della pedagogia e filosofia Statunitense, secondo cui le esperienze non vengono imposte dall'insegnante, ma nascono dagli interessi naturali degli alunni ed il compito dell'educatore è quello di assecondare tali interessi per sviluppare attraverso essi il senso della socialità.
L'insegnamento, secondo Dewey, deve essere dettato da un processo di continua evoluzione, ogni nozione dovrebbe condurre alla successiva, in una crescita costante, un movimento libero. Esiste un'intrinseca continuità nell'educare, o vi è piuttosto una serie di atti aggregati gli uni con gli altri? Sovente ci troviamo a studiare delle scatole chiuse, dei traguardi finiti. Non è una crescita reale, un passo che spinge al seguente passo, ma una serie di nozioni fini a se stesse, qualcosa di imposto dagli insegnanti. Un sistema di pensiero che ci porteremo nella società. Chi insegna dovrebbe comprendere questo: bisogna sviluppare un processo mentale qualitativo, non la risposta giusta. Ogni grande progresso nelle scienze è arrivato da pensieri alternativi, fuori dai canoni classici delle teorie prestabilite. Un contadino pianifica le sue attività in accordo con la natura circostante, ogni stagione può essere diversa a seconda delle variabili esterne: sole, vento, pioggia, parassiti, terreno. Deve comprendere e prevedere, e così dovrebbe fare un maestro, ogni giorno, ogni passo, ogni alunno è diverso e questo richiede un adattarsi alle sue esigenze.
Quello che l'insegnante propone non è frutto delle sue scelte, ma di un sistema superiore che decide quali testi adottare, quale metodo sviluppare per gli studenti, anche se è quello meno opportuno. Si viene a creare un conflitto. Come se delle autorità esterne imponessero al contadino di piantare patate in un terreno più adatto per i pomodori, o seminare in quel periodo anche se fosse il meno adatto per la semina.
Per questo, sottolinea Dewey, una buona Democrazia è quella che stimola e promuove pensieri indipendenti, attivi. Altrimenti si rischia una deriva nel pensiero unico, un monocolore che sà molto di indottrinamento. Una dittatura della maggioranza che non discute ma deve imporre il suo sistema. L'individualità viene annichilità per far posto alla massa, ad un gruppo che deve far numero, senza troppe domande. L'Aristocrazia è una forma di governo nelle mani di pochi, considerati "migliori", che controllano lo Stato nell'interesse della comunità. L'oligarchia è una sua forma degenerata, dove quei "migliori" impongono il potere ma per i loro interessi privati. Secondo Aristotele:" quei pochi esercitano il potere indebitamente, o in quanto non ne hanno il diritto o in quanto lo fanno violando le leggi o, infine, in quanto lo esercitano favorendo gli interessi particolaristici a scapito di quelli della comunità". Ritornando ai giorni nostri, e considerando, per esempio, il potere "democratico" di un referendum, spesso non rispettato. Oppure a una politica sempre più invischiata nella corruzione, o che investe negli armamenti e non nell'educazione, possiamo riferirci alla realtà che ci circonda come ancora democratica?
Se analizziamo le complessità del Sistema Dominante non possiamo non parlare dello scrittore, pensatore ed attivista Rudolf Rocker (1873-1958), autorevole esponente del pensiero anarchico.
Questa corrente di pensiero, oggigiorno banalmente semplificata come un gruppo di violenti che non vuole nessuno tipo di autorità, meriterebbe un articolo a parte.
Già nell'incipit del suo libro "Anarcho-Syndicalism" Rocker, definisce l'Anarchia come l'abolizione di tutti i monopoli economici e di tutte le istituzioni politiche e sociali che si impongono nella società. Le persone si dimenticano spesso che le industrie non sono fini a se stesse, ma dovrebbero essere solo dei mezzi per assicurare ad ogni uomo la sua naturale sussitenza, permettendogli di progredire culturalmente. Un'economia senza regole inizia dove il lavoro rappresenta il "tutto" e l'individuo il "niente". I tempi della natura vanno forzati in quelli monotoni e ripetitivi della catena di montaggio. Le ingenti spese militari che ogni Governo impone ai propri cittadini ed i debiti di guerra sono il prezzo della presunta protezione dello Stato su popolo. Questo lavoro di Rocker è del 1947 eppure potrebbe benissimo essere stato scritto da qualsiasi oppositore del libero mercato dei giorni nostri.
Il potere dello Stato, continua l'autore, non è altro che una caricatura grottesca della società presente.
L'Anarchia vorrebbe abolire questa forma di Stato con i suoi principi autoritari, di guardiano governativo, dove sotto la pretesa di formare un uomo più civile e morale lo rende in realtà schiavo, oppresso e inevitabilmente sfruttato. Il ruolo del popolo, prosegue Rocker, è oramai quello di ratificare delle decisioni prese in altre stanze, di adottare delle dottrine, preparate altrove dai propri "superiori", osservando passivamente i cambiamenti della società. La Rivoluzione sociale, la formazione di un popolo finalmente padrone delle proprie scelte è l'obiettivo ultimo. Rocker, come la maggioranza degli anarchici, non era comunista. Sia il comunismo che il fascismo erano visti come forme estreme di politica, da evitare.
Anche il Capitalismo è visto dall'autore, come la volontà di rendere sottomessi milioni di individui. Una forza che spinge i Governi e gli imperi verso obiettivi che favoriranno una ristretta cerchia di persone. Il Capitalismo moderno non si pone limiti, può muoversi con freddo egoismo verso alcuni ed incarnare la "provvidenza" per altri. Le abilità tecniche e scientifiche sono progredite in maniera considerevole, eppure la massa non si è arricchita ma piuttosto il contrario.
Per mantenere questo apparato molti dei progressi tecnologici sono serviti per eliminare il prossimo, si creano masse di killer in uniforme, dove la burocrazie sono dei tiranni senz'anima, dove dalla culla alla bara siamo oppressi da regimi polizieschi, dove il territorio è riempito di celle e penitenziari, informatori e spie. La crescente tecnologia a spese della personalità umana e la sottomissione ad un destino a cui la maggioranza si arrende è la ragione per cui il desiderio di libertà è meno vivo oggi tra gli uomini, sostituito da quello di una sicurezza economica. L'anarchismo non è il brevetto perfetto per tutti i problemi sociali, non è l'utopia di un ordine assoluto, non crede nella perfezione o in un traguardo finale per le popolazioni. Piuttosto in un perfezionamento illimitato del'ordine sociale. L'anarchismo riconosce la relatività di ogni idea, di ogni istituzione e di ogni ceto sociale. Anche la libertà non è un concetto filosofico astratto, ma la possibilità concreta e vitale per ogni individuo di sviluppare le sue capacità ed il suo talento cui la natura ha dotato e di porre questi doni per il miglioramento della società. Meno interferenze ci saranno da parte di Governi o religioni e più efficente ed armonica la personalità umana diverrà per il beneficio dell'individuo e della comunità.
Sembrano pensieri di un "Gandhi" qualunque piuttosto che di un anarchico, forse perchè la nostra visione di anarchia è distorta.
Una precisa analisi sulle dinamiche dei Partiti Politici, sui loro obiettivi finali ce la offre il Prof. Thomas Ferguson (1949- ), esperto di scienze politiche, autore e giornalista di temi economici e politici appunto.
Nel suo scritto più interessante " Investment Theory of Party Competition " si analizza in maniera dettagliata come siano le Elite Affaristiche a dirigere le scelte dei Partiti Politici e non gli elettori.
Visti gli alti costi che servono per guidare un sistema politico, costi inarrivabili per gli elettori ordinari, sono i gruppi di affari che tracciano le linee politiche in cui le diverse coalizioni in gioco rappresentano gli investitori, non gli elettori, questo il fulcro della teoria di Ferguson.
Chi offre denaro per i vari Partiti ha le sue ragioni di investimento e quindi di controllo dello Stato.
Gli investitori sono divisi dai loro obiettivi finali, esattamente come delle coalizioni politiche: ci sono quelli per far profitti nel settore del lavoro, quelli nel settore del capitale, quelli per il libero mercato, quelli che supportano il protezionismo, raramente il maggiore investitore è un sindacato, è avvenuto nel caso della nascita del Partito Laburista inglese, per esempio. I partiti politici sono le braccia in azione dei gruppi di controllo che si muovono nelle retrovie.
Per non scontentare nessuno dopo un certo numero di anni si assiste, sempre secondo Ferguson, ad un "Realignment" un riallineamento, dovuto di solito a qualche evento di risonanza pubblica: una crisi violenta, una guerra, uno scandalo. Questa sorta di "giro di boa" permette ai poteri forti di rimescolare le carte, di cambiare i pupazzi politici ai vertici, per dare anche ai cittadini un senso di rinnovamento e giustizia.
Per guadagnare la fiducia degli elettori, il loro voto e quindi la vittoria per le Lobby dietro al politico di turno, bisogna parlare di aborto, diritti dei gay, guerre, in modo da garantire la vittoria ai gruppi dominanti, il fine giustifica i mezzi, ed il fine è il profitto ed il potere.
Altro autorevole pensatore, scrittore, commentatore politico e giornalista è Walter Lippmann (1889-1974), colui che per primo coniò il termine "guerra fredda" e vincitore di due Premi Pulitzer.
Per Lippmann la figura del giornalista era quella del mediatore tra i gruppi al potere ed il popolo. Quest'ultimo non poteva comprendere le dinamiche e le strategie politiche, quindi il giornalista fungeva da "filtro" per semplificare queste tematiche per l'opinione pubblica. Questo pensiero si scontrava con quello di John Dewey che alla visione gerachica dell'informazione, contrapponeva un gionalismo più egalitario: più le notizie erano condivise e più si alimentava la democrazie ed il libero dibattito.
Lippman, famoso per aver intervistato Kruscev nel 1958 e nel 1961, non si piegò mai al sensazionalismo ed ai gusti del grosso pubblico, cercando di rimanere sempre distaccato, un osservatore che raccontava dei fatti. Il suo libro più importante è "Public Opinion" del 1922, dove si confrontano le relazioni tra il mondo pieno di avvenimenti e la capacità dei cittadini di comprenderli a pieno. Lippmann si propose di capire e di studiare l'influenza sullo stereotipo e i meccanismi che si instauravano per la formazione di tale fenomeno. Lo stereotipo sociale è per Lippmann una visione distorta e semplificata della realtà sociale: lo stereotipo, aggiunge, è costituito dalle immagini mentali che ci costruiamo per semplificare la realtà e per renderla a noi comprensibile.
Coloro che conoscono e comprendono la realtà e di suoi avvenimenti tendono spesso a manipolarli, creando un simulcro di quella stessa realtà che possa essere facilmente assimilabile dal popolo. Le finalità autentiche sono altre, celate ai più. Qui ha terreno fertile la propaganda, che, secondo Lippmann, non potrebbe esistere senza una qualche forma di censura, una barriera tra l'evento in se e quello che viene detto e filtrato per il pubblico. (Da sottolineare la sua opposizione alla guerra del Vietnam)
Ma la colpa di questo sistema non è nella censura stessa, ma in una sorta di rassegnazione, di anemia, di una mancanza di fame da notizie dell'opinione pubblica, che avrebbe i mezzi per accedere ad una conoscienza più approfondita (lo dice Lippmann nel 1922, adesso con internet dovrebbe essere ancora più facile).
"Con un dollaro non ci si compra nemmeno una caramella, ma la gente pretende di informarsi comprando quotidiani ancora più economici."
Le notizie sono scelte editoriali, semi gettati ai cittadini per creare una qualche opinione pubblica, prosegue l'autore.
Ne mondo moderno dove la parola "Leader" è spesso associata a personalità del tutto inadeguate, Lippmann espone la sua idea: " La prova fodamentale del valore di un Leader è che lasci dietro di se altri uomini, la convizione e la volontà di proseguire la sua opera." Il presente è ben lontano, dunque, dalla figura che Lippmann descrive. La politica è più una corsa al sensazionalismo, ad interventi utili a guadagnare qualche voto, senza una reale volontà di intraprendere un cammino di progresso per tutti.
Conclude Lippmann con una stoccata alle Democrazie: " Quando tutti pensano allo stesso modo, nessuno pensa molto."
Una delle più prestigiose figure del XX negli studi delle "politiche internazionali" è stato,senza dubbio, Hans Morgenthau (1904-1980), per ben due volte Consulente del Dipartimento di Stato USA, sia sotto la presidenza Kennedy che sotto Johnson. Le sue idee contro la guerra del Vietnam lo videro allontanato dal suo incarico.
Il suo pensiero si concentra verso le relazioni di potere tra gli Stati, come si sviluppa, quali sono le sue conseguenze e come viene interpretato dalla popolazione.
Il suo lavoro più importante, considerato un pilastro nel ramo delle politiche internazionali si intitola "Politics among Nations".
Per lo studioso la lotta per il potere è universale nel tempo e nello spazio e questo è innegabile a livello empirico.Non si può negare che nel corso dei secoli a prescindere dalle condizioni economiche, sociali e politiche, gli Stati si sono sempre incontrati in relazione al potere. Anche se alcuni antropologi hanno mostrato alcune popolazione apparentemente immuni da questo desiderio, nessuno lo ha potuto ricreare su scala planetaria, sintomo di un eccezione che conferma la regola.
La politica internazionale, come qualsiasi tipo di politica, è una lotta per il potere. Le azioni degli Stati non possono considerare i principi morali.
La sua visione rientra nella Scuola Realistica, anzi secondo alcuni ne sarebbe l'iniziatore, dove la natura umana non può cambiare, dove la politica internazionale è guidata da leggi ferree e chi non si adegua ne subirà la conseguenze. Una visione Macchiavellica, molto Hobbesiana, dove l'umanità è sostanzialmente competitiva ed egoistica, famosa la sua frase "Homo Homini lupus" - ogni uomo è lupo per l'altro uomo.
I fatti attuali non possono che confermare questa linea di pensiero. Non essere d'accordo con Morgenthau significa non aver compreso la situazione politica mondiale, credere ancora che chi procura guerre lo faccia in nome di qualche nobile causa. Mai come oggi ci troviamo di fronte ad una lotta indiscriminata per il potere, una sorta di revival di "guerra fredda" tra USA e Russia, ma con nuovi co-protagonisti come la Cina ed i paesi Mediorientali. Le logiche di conquista sono preponderanti sulle logiche di pace e stabilità. Siamo davvero ancora padroni del nostro destino?
Per ottenere un quadro più dettagliato sulla situazione attuale mondiale dobbiamo considerare la figura di Ha Joon Chang (1963 -), importante economista e Prof. all'università di Cambrige. Chang è stato consulente della Banca Mondiale, della Banca per lo Sviluppo Asiatico e dell'Oxfam.
Il suo pensiero è un attacco frontale al neoliberalismo mondiale, alle politiche per ridurre o annullare completamente le tariffe doganali nei paesi in via di sviluppo, ai nuovi accordi per il libero mercato promossi dal WTO (World Trade Organization). Da un articolo sul "Le Monde Diplomatique" del 2003.
Il paradosso è che gli stessi paesi, adesso industrializzati, che promuovono il libero mercato, ai tempi del loro sviluppo economico, raramente usarono quelle regole, che oggigiorno impongono ai paesi in via di sviluppo. Questo in sintesi il nocciolo del pensiero di Chang, che va più nel particolare. L'Inghilterra del XIV e XV secolo aveva politiche prettamente protezionistiche, specialmente per la produzione della lana grezza, per scoraggiare l'esportazione. Stesso procedimento fu adottato tra il 1721 ed il 1846 con nuovi accordi commerciali sulla "Legge del Grano". Tariffe protezionistiche, sussidi di esportazione, rimborsi sulle tariffe di importazione generate delle entrate per le esportazioni. Durante quel periodo la Gran Bretagna aveva un tasso di protezionismo tra i più pesanti in Europa.
Quando nel 1846 la "Legge del Grano" fu abrogata, l'Inghilterra si mosse verso il libero mercato, più per favorire in parte l'aristocrazia terriera e dare inizio ad una sorta di "imperialismo del libero mercato". La liberalizzazione degli scambi è stata la causa piuttosto che il risultato dello sviluppo economico. Da questa posizione di dominio planetario, imporre il libero mercato per l'impero britannico fu un passo naturale. Il paese aveva raggiunto la sommità del potere con il protezionismo e adesso buttava via la scala che l'aveva aiutato nella sua ascesa, promuovendo il libero mercato.
Sempre Chang sottolinea come tra il 1830 e la seconda guerra mondiale gli Stati Uniti hanno adottato la media più alta di tariffe protezioniste nel settore manufatturiero del mondo.
Solo dopo la fine della seconda guerra mondiale le politiche economiche americane svoltarono verso il libero mercato. Come riporta Chang nel suo lungo articolo, il 18esimo Presidente degli Stati Uniti, Ulysses S. Grant, che guidò il paese dal 1869 al 1877, tra i principali artefici della vittoria nordista nella Guerra di Secessione, disse:" Per secoli l'Inghilterra ha potuto contare sul protezionismo, ottenendo soddisfacenti risultati. Non c'è dubbio che questo sistema passato è la ragione della sua forza presente. Adesso dopo due secoli di protezionismo il paese sta adottando il libero mercato, più utile alla sue esigenze attuali. Molto bene, lo stesso farà l'America entro 200 anni, uscendo dal protezionismo e favorendo il libero mercato."
Ad i "positivisti" del neoliberismo e della globalizzazione che sostengono la crescita record delle economie mondiale degli ultimi 20 anni, Chang risponde con alcuni numeri :" L'economia mondiale è crescita maggiormente tra gli anni '60 e '70 del secolo scorso, circa il 3%, contro un 2% degli ultimi 20 anni di "record" economici. Se si considera la crescita pro-capite nei paesi sviluppati si assiste ad una contrazione dal 3.2% al 2.2%, stesso discorso per i paesi in via di sviluppo dal 3% al 1.5%. Numeri che includono l'ascesa vertiginosa di India e Cina, altrimenti i tassi sarebbero anche più miseri. L'esperimento neoliberale ha fallito nelle sue promesse di ricchezza, sacrificando uguaglianza ed ambiente."
Ma come è possibile che questo procedimento economico sia ancora la ricetta maggiormente promossa e sostenuta dai Paesi industrializzati e dalle più autorevoli organizzazioni economiche mondiali? Chang risponde come il "tutto" sia sostenuto da un impianto economico-politico-ideologico che può solo essere solo paragonato al potere che aveva la Chiesa nel Medioevo in Europa.
L' influenza dei maggiori organismi internazioni, quali Banca Mondiale, IMF, WTO, che esercitano sui MEDIA (per disinformare) e sulle agende politiche di USA, Regno Unito e principali paesi industrializzati, è predominante. Chi lavora nei paesi in via di sviluppo per queste organizzaioni ha ottimi stipendi, il loro silenzio e la loro complicità è semplicemente pagata un buon prezzo.
Secondo Chang gli unici accordi commerciali che possono sperare di ottenere buoni risultati, sono quelli che raggruppano paesi con simili livelli di sviluppo (come il Mercosur), non accordi che forzano paesi economicamente differenti in un mercato a senso unico. Questo è quello che impone il WTO, per esempio, indebolendo e marginalizzando i paesi in via di sviluppo, a favore dei poteri forti, delle Multinazionali e delle oligarchie planetarie.
Sulla stessa linea anche Robert Pollin (1950-), economista americano, codirettore del PERI (Political Economy Research Institute). In un articolo del 2010 "The Wall Street Collapse and Return of Reality-Based Economics", viene sottolineato come la deregolamentazione finanaziaria, incoraggiata dai governi per crescita e stabilità, abbia prodotto risutati pessimi. Le misure, agli inizi del 2000, per annullare la "Glass–Steagall", una norma per controllare e limitare gli affari di banche ed istituti finanziari, creata dopo il crollo di della borsa americana del '29, insieme alle misure di Clinton con il "Financial Service Modernization Act", hanno di fatto dato libero sfogo ad un mercato incontrollato, seme fruttuoso della crisi che ancora resiste nel sistema mondiale. Pollin ricorda come la crisi finanziaria del 2007/08 non è fatto isolato nel panorama americana ma piuttosto una sua caratteristica peculiare: la crisi dei mercati del 1997, la bolla speculativa del 1999/01, una sorta di crisi ciclica che si abbatte sui mercati devastanndo sopratutto i cittadini. Non certo per le varie Goldman Sachs, Citibank, J.P. Morgan e poche altre, sempre salvate dalle iniezioni di soldi pubblici della Federal Reseve Bank (FRB). Uno dei suoi pupilli, Alan Greenspan, che ha ricoperto l'incarico di Presidente dal 1987 al 2006, è il principale artefice di questa deregolamentazione selvaggia. Ci sono tre importanti figure a supporto del neoliberismo, Robert Lucas, Friedrich Hayek e Milton Friedman, ognuno con il suo bel Nobel per l'economia. Hayek sosteneva che l'economie socialiste erano destinate a fallire perchè non offrivano potere decisionale alle persone per scegliere ed informasi liberamente sulle offerte finanaziarie, ma anzi ne limitavano il raggio. La sua fama crebbe con il crollo del blocco Socialista-Sovietico del 1989. Il paradosso del suo pensiero, secondo Pollin e Cassidy (altro studioso ed autore del libro "How Market fails: the logic of economic calamities"), è nell'utopia che il libero mercato fornisca una informazione completa al cittadino, che non si spiega, per esempio nel crollo dei Subprime del 2006/07, che ha visto molti contribuenti perdere la propria casa o i risparmi di una vita. Quindi le informazioni c'erano, ma completamente distorte dalla realtà.
Pollin definisce il neoliberalismo con tutti i suoi "assiomi" una mera utopia.
Nell'informazione niente dovrebbe essere dato per scontato. Il mosaico internazionale viene artificiosamente scombinato per non permettere di ottenere una parvenza di verità. Il capitolo Africa è uno di quei tasselli fondamentali per comprendere come anche il sistema educativo sia pieno di lacune, come la fotografia di un continente sia oramai divenuta un assioma inconfutabile. Non si deve capire, ma digerire quella nozione.
Basil Davidson (1914-2010) è stato uno dei massimi studiosi britannici del pianeta africa. Ha contribuito con i suoi studi ed i suoi documentari ad una immagine del continente ripulita da stereotipi e falsi storici. Ha puntato il dito contro un sistema economico che ha ridotto l'Africa in una emergenza perenne.
Nei suoi studi (fondamentale è "The black man's Burden:African and the curse of National-State") Davison mostra come questo immenso territorio sia sempre stato fin dai tempi coloniali sotto il giogo dei "conquistadores" europei. Un colonialismo umano e finanziario che non ha mai permesso ai suoi popoli di essere padroni del proprio destino, ma ha sempre imposto un modello di sviluppo occidentalizzato.
La storia dell'Africa sembra iniziare con l'arrivo del'uomo bianco, del "prima" non c'è traccia.
Sostanzialmente il modello dello "Stato-Nazione" ha origini recenti, si può collocare dopo la Rivoluzione Francese (1789), quando la Francia divenne forse la prima Nazione Europea. Fu dato per scontato applicare questa formula di Governo anche nel processo di decolonizzazione africano. Le proposte alternative come una Federazione di Stati, senza distuggere le diversità ma rendendole una ricchezza, furono ignorate. L'idea di Nazione, per Davidson, ha semplicemente favorito la ricchezza per le Elite al potere, non il bene della collettività. L'Africa ha ottimi esempi di civiltà passate che hanno creato benessere per il suo popolo, come l'Impero Ashanti, nella zona occidentale del continente, nella zona dell'attuale Ghana. Un impero sorto nel XVII secolo, con una sua burocrazia, un'economia florida, regole civili, elezioni, trasporti funzionali, tutto spazzato via dal "progresso coloniale". Oppure come la società Yoruba, ancora più antica, un'era quasi mitica se comparata con i disastri di oggi. Ci furono numerosi movimenti di lotta per la liberazione in Mozambico, Guinea Bissau, Angola, tutti puntualmente frustrati da USA ed Unione Sovietica. Il punto di non ritorno per i popoli africani furono le decisioni sommarie, sopratutto britanniche, sulla creazione dei confini che hanno lacerato identità o alimentato conflitti fino ai giorni nostri.
Concude Davidson:" Le riforme modernizzatrici in West Africa verso la fine del XIX secolo erano simili a quelle attuate dal Giappone nello stesso periodo, il potenziale per lo sviluppo era sostanzialmente per nulla diverso dal potenziale realizzato dai giapponesi nel 1867."
Il mondo sta rispettando i patti sull'ambiente?
Le guerra sono un lontano ricordo?
Gli interessi delle potenze mondiali sono per le fonti energetiche o per il valore di una singola vita umana? Quanti sono coloro che vivono con meno di 2$ al giornio, perchè i ricchi sono sempre più ricchi, la classe media deve fare le acrobazie ed i poveri sempre più poveri?
Il lavoro è ancora crescita professionale o subdolo ricatto?
I nuovi milionari delle globalizzazione sono sostenibili o non sono consapevoli dei danni delle loro imprese?
Ogni singola domanda ha la sua risposta, sta al nostro buonsenso ed alla voglia di essere curiosi, informandosi, non lasciandolo fare ad altri. Per adesso stanno vincendo le urla degli stolti, forse perchè chi è nel giusto rimane in un dubbioso silenzio. Resistenza sempre. Maremmcinghialaaaaaaaaaaaaaaa
Wednesday, May 21, 2014
Elezioni Europee: Votare o tutto è già deciso dalle Lobby - Accordi Commerciali?
Tra il 22 ed il 25 maggio, nel vecchio continente, si terranno le Elezioni Europee per decidere chi siederà per altri 5 anni al Parlamento Europeo. Faccie più o meno sorridenti, appese ai muri delle nostre città lanciano slogan per convincere gli elettori che quella data potrebbe coincidere con il "cambiamento". Uomini e donne in passarella nei salotti televisivi discutono, si infervorano, rilanciano, accusano, promettono, in un gigantesco show che si ripete senza sostanziali novità, ma che sembra non annoiare mai il pubblico pagante.
Il futuro del continente passerà per un segno su un pezzo di carta colorato. Mai come in questo periodo si leggono articoli sull'importanza del voto, sul male assoluto dell'astensionismo, sulla responsabilità civile di ogni singolo cittadino di decidere per il proprio futuro.
Gli argomenti e gli slogan per convincere la "massa" a votare questo o quel Partito Politico, rispecchiano il livello culturale e cognitivo del Paese stesso, un livello basso, bassissimo a cui nessuno si scandalizza. La complessità delle proposte si compone di un paio di parole, al massimo tre, qualcosa diretto nella pancia della Nazione: meno tasse, lavoro sicuro, imprese forti, rilancio economico, e così via. In Italia, per esempio, con Berlusconi si discuteva per settimane sull'IMU, la tassa sulla prima casa, chi prometteva di toglierla e chi argomentava che sarebbero aumentanti altri balzelli come conseguenza. Tutto il male di un paese ruotava intorno a quel punto, le discussioni nei bar o nelle TV (difficile distinguere l'uno dall'altro) vertevano su questo specchietto per le allodole. Adesso la sceneggiatura è praticamente invariata ma cambiano gli attori protagonisti. C'è il giovane Matteo Renzi contro Grillo e quel poco che resta dell'opposizione politica italiana, c'è chi promette aumenti di "ben" 80 euro in busta paga e chi ribatte che serve ben altro per l'economia del paese. E via fiumi di inchiostro, pareri da esperti del settore, liti in tv. L'amo è li che galleggia e milioni di pesci riflettono quando e come abboccare. Qualità dell'istruzione, lavoro, barche di immigranti che affondano, frane, OGM, appalti truccati, evasione fiscale, sprechi della politica, auto blu, F35, spese militari, ospedali, inquinamento delle acque e dei suoli, rifiuti tossici, turismo di massa, suicidi per una disoccupazione da record, fabbriche che chiudono, giovani che fuggono all'estero, due governi consecutivi senza elezioni, mafia, camorra, droghe pesanti in aumento, alluvioni e dissesto idrogeologico, processi insabbiati, debito pubblico, grandi opere invasive ed inutili, sovranità nazionali svendute alle Multinazionali della globalizzazioni, no.... tutto si concentra se questi benedetti 80 euro: ci saranno o meno nelle buste paga del pubblico pagante?
In queste elezioni come in quele passate un forte astensionismo è un campanello d'allarme per due motivi:
1) Il popolo non crede in nessuna delle proposte politiche che si confrontano nel Paese, le reputa mediocri, prive di un programma efficace per il bene della Nazione. Il non voto è una protesta contro l'attuale classe politica. Si registra un distacco netto, ma temporaneo, tra l'elettore e le forze politiche.
2) Il popolo vede le elezioni come una grande bluff. Accorgendosi dell'inutilità del "votare" a prescindere da quale forza politica venga scelta. Comprende che il suo voto, come quello di milioni di cittadini, non influirà su nessun tipo di cambiamento, ma servirà solo a far credere che il popolo è ancora "sovrano" e non "suddito".
Questo livello è forse il più pericoloso, perchè mostra la presa di coscienza dei cittadini che i giochi sono già decisi in altre stanza, lontano da microfoni e domande indiscrete. La politica è solo il veicolo legale per somministrare le ricette imposte dalle più svariate Multinazionali ed elite al potere.
Un cittadino responsabile dovrebbe prima di tutto comprendere come funziona in Europa il Governo, chi decide, chi fa leggi, chi controlla ecc.
Il primo punto da chiarire subito è il ruolo del Parlamento Europeo, l'unico organo i cui rappresentanti sono eletti dal popolo. Una buona fetta di opinione pubblica crede, erroneamente, che sia lo strumento che crea le leggi per il progresso o meno del continente. In realtà la sua funzione è quella di controllo delle leggi insieme al Consiglio Europeo e di gestione del Bilancio dell'Unione.
Altra struttura è il Consiglio Europeo , dove vi prendono parte i Ministri dei diversi Governi in base ai temi trattati. Questo organo discute, modifica e approva la legislazione, insieme al Parlamento. La Presidenza del Consiglio dell'Unione Europea viene assunta a turno dai paesi membri per un periodo di 6 mesi, nella seconda metà del 2014 toccherà all'Italia.
La Commissione Europea è l'organo esecutivo vero e proprio dell'Unione, quello che promuove le leggi, controllate ed eventualmente emendate dal Parlamento e dal Consiglio. È composta da un delegato per Stato Membro: a ciascun delegato è tuttavia richiesta la massima indipendenza dal governo nazionale che lo ha indicato. Questa istituzione non è eletta dal popolo, ma comprende 28 commissari scelti tra le personalità di spicco dello stato membro di appartenenza. La Commissione è il vero fulcro in quanto dispone di un vero e proprio potere decisionale. La Commissione europea detiene il diritto d'iniziativa nel processo legislativo, la facoltà, quindi, di proporre la normativa sulla quale supervisionano poi il Parlamento europeo ed il Consiglio. Le sedute per decidere l'orientamento e le sorti dei popoli d'Europa si svolgono a porte chiuse.
Risulta abbastanza evidente che è quest'ultimo apparato che indirizza e plasma il futuro del Continente, non il Parlamento Europeo, che può certamente limitare in qualche modo le direttive della Commissione, ma non imporre le reali volontà popolari.
Chi va a votare non deciderà sui destini Comunitari, ma al massimo tenterà di arginare le leggi di un gruppo di persone che si riunisce e legifera a porte chiuse.
Se lo domanda anche il "Corporate Europe Observatory" (CEO), una Organizzazione di giornalisti ed esperti con sede a Bruxelles. Questo gruppo, sforna periodicamente dettagliati Report sui pericoli delle Lobby che minano, verosimilmente, il potere decisionale della Commissione Europea.
In uno dei suoi Rapporti intitolato "The Record of a Captive Commission", si legge: "Le Multinazionali europee stanno, con successo, manipolando la crisi a loro favore. Il ruolo della Commissione risulta basilare in questo percorso. Quest' ultima ha il monopolio delle proposte legislative, non è eletta dai cittadini, ma anzi si tiene a dovuta distanza. Le Lobby possono facilmente interagire con i loro finanziamenti per le più svariate tematiche."
La Commissione ha, inoltre, un ramo dedicato al mercato europeo e mondiale, per decidere su industrie e servizi. L'organo che coordina questo settore con il mercato del resto del mondo si chiama "Directorate General for Trade" (DC Trade).
Secondo il Rapporto del CEO almeno 119 incontri a porte chiuse hanno visto protagonista il DC Trade con Multinazionali e Lobby, ed una manciata con Sindacati e gruppi di consumatori. Nello scorso anno questi dibattiti privati hanno coinvolto "ACEA", la "Camera di Commercio USA", la "Fertilizer Europe" (Che riunisce le più grandi industrie di fertilizzanti chimici in Europa). Tra le sue associate troviamo l'industria di fertilizzanti spagnola "Fortiberia", tutt'ora sotto processo a Huelva, per aver utilizzato un'area industriale limitrofa alla città, sversando nel fiume locale, il Rio Tinto, sostanze tossiche e radioattive.
Ma la Commissione ha incontrato anche esponenti di case Automobilistiche come la Ford, Nigel Wicks, Presidente dell'Associazione Banchieri Britannici, l'Associazione Aereo Spaziale e per la Difesa Europea, gruppi finanziari come la "BCTT".
Il Rapporto del CEO continua sottolineando come per discutere e decidere sulla finanza europea ( giusto ricordare i milleseicento miliardi a pioggia per il salvataggio delle Banche) non si risparmiano incontri con il gruppo di esperti in derivati "Expert Group on Market Infrastructures", membri a loro volta di Multinazionali finanziarie. Per le questioni sul cambiamento climatico e sulle emissioni di CO2 i gruppi con cui pianificare le strategie sono "Industry Association for Chemical" o quella del ferro (Eurofer), o quella del cemento (Cembureau) o con qualche consiglio magari della "European Roundtable of Industrialist", tutti che che inseguono ovviamente a loro vantaggi, per leggi che influiranno sulla vita dell'elettore europeo.
Nella Commissione le lobby condizionano ogni settore, come quello agricolo, con i continui attacchi con prodotti OGM, per adesso respinti al mittente. O lo studio su diversi pesticidi e sull' l'EDC , l'Endocrine distruptors Chemical, sostanza cancerogena ancora impiegata in molti prodotti del mercato.
Un articolo di qualche mese fa sul "The Guardian" titolava " Il gigante del Tabacco Philip Morris sta spendendo milioni di euro per ritardare le leggi antifumo in Europa"
Sempre sul "The Guardian" un più recente articolo sottolinea come nella sola Bruxelles gravitano oltre 30.000 lobbisti, che cercano in ogni modo di ottenere trattamenti di favore per le loro Banche, Compagnie Telefoniche, Gruppi industriali e quant'altro. Si calcola che almeno il 75% della legislazione europea sia fortemente manovrata da questi affaristi.
Questo clima surreale dove chi vota è convinto di contribuire al cambiamento, ma chi decide per il cambiamento non dipende dai voti elettorali.
I Media continuano a disinformare, a confondere, a mischiare le carte, a dare sovente notizie frammentarie o senza la dovuta rilevanza.
Nel prossimo semestre Europeo del 2014, la presidenza spetterà all'Italia, forse il Paese perfetto per velocizzare ed approvare il TTIP meglio conosciuto come il "Transatlantic Trade Investment Partnership", che inaugurerà una nuova era sugli scambi commerciali tra Europa e Stati Uniti. Il Primo Ministro Italiano Renzi lo ha definito una "priorità".
Lo scopo di questi accordi sarà quello di ridurre o rimuovere le barriere doganali tra i due paesi, in modo da agevolare il mercato. Si parla di risparmi che, secondo stime indipendenti, dovrebbero raggiungere per l’Europa la quota di circa 120 miliardi di euro l’anno, mentre per gli Usa sarebbero di 90 miliardi di euro. Ma ne trarrebbero beneficio anche le economie terze, per un importo di circa 100 miliardi di euro l’anno.
Sigmar Gabriel, Ministro degli Affari Economici tedesco ha sottolineato come :" Chi rifiuta queste accordi con gli Stati Uniti non avrà nessuna influenza sul progresso della Globalizzazione." Si ipotizzano numeri da capogiro se questo TTIP verrà approvato: 13 milioni di potenziali occupati. Secondo Gabriel : " Questa partnership condurrà l'Europa a migliorare i suoi standard di mercato, grazie alla "Madre del Capitalismo" l'America di Obama". Si enfatizza come i miglioramenti riguarderanno diritti dei lavoratori, ambiente, e brevetti internazionali. Tutto bello niente caro. Un canto delle sirene, in questa Odissea Europea, irresistibile in quanto a promesse, ha già convinto tutti?!
Nel "Translatlantic Trade Investment Partnership" tra Europa e USA potrebbe entrare in vigore anche il controverso regolamento denominato "Investor State Dispute Settement" (ISDS), che permette ad un investitore straniero di citare in giudizio il Governo del paese ospitante, se questi con leggi nazionali danneggia i profitti della Compagnia straniera che investe. Per esempio la "Chemtura Corporation", produttore di fertilizzanti industriali, ha fatto causa al governo Canadese che con una legge Nazionale ha limitato l'uso di numerosi pesticidi della suddetta Corporation. Oppure la causa intentata da alcune industrie del tabacco capitanate dalla "Philipp Morris" contro il governo Australiano, responsabile con alcune leggi più restrittive contro il fumo, di aver danneggiato i profitti di queste Compagnie. Il rischio è quello di concedere alla Multinazionali un ulteriore arma contro chi cerca di tutelare i consumatori, ritardano le leggi e costrigendo i Governi a costose diatribie in tribunale. Una Globalizzazione sempre più selvaggia.
Per il professore di Economia e letterato Martin Hart-Landsberg siamo davanti ad un "Dominio delle Multinazionali". Il professore cita una dichiarazione di Salvator Allende all'ONU de 1972: " Siamo di fronte a un conflitto tra le imprese transnazionali e gli Stati. Questi ultimi sono stati tagliati fuori nelle loro decisioni fondamentali, politiche, economiche e militari, da organizzazioni globali che non dipendono da nessuno Stato e le cui attività non sono controllate da nessun parlamento, né nessuna istituzione rappresentativa dell’interesse collettivo."
Il premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz rincara la dose: " Considerata la storia recente, ora sembra chiaro che i negoziati, volti a creare un'area di libero scambio tra USA ed Europa ed USA e Pacifico (eccetto la Cina) non stanno per realizzare un sistema di libero scambio. Al contrario, l'obiettivo è un regime commerciale gestito, teso ad assecondare quegli interessi speciali che da tempo dominano le politiche commerciali dell'occidente. Nessun accordo commerciale dovrebbe mettere gli interessi commerciali davanti agli interessi Nazionali in generale, sopratutto quando sono in gioco questioni non legate al commercio, come la regolamentazione finanziari e la proprietà intellettuale. Molte regole che si vogliono "ammorbidire" sono li per una ragione: per proteggere i consumatori, i lavoratori, le economie e l'ambiente. Abbiamo bisogno di un "mercato libero" genuino, dove Corporation e cittadini abbiamo la stessa importanza in fase decisionale."
Il rischio è di dare "carta bianca" a chi ha come obiettivo solo il profitto. Se lo chiede, in un lungo articolo, anche il giornale tedesco "Spiegel" in un articolo intitolato " Corporation Carte Blanche. Will US-EU trade become too free", che evidenzia come un rischio pratico è di avere, da qui a qualche anno, prodotti alimentari OGM senza obblighi di specificarlo nelle confezioni. O che più ampi diritti di Copyright limiteranno la fruizione di cultura, educazione e scienza. L'articolo tratta anche del già citato ISDS, che delegittimerà le leggi dei singoli governi nazionali. Come la causa intentata da una centrale nucleare svedese in Germania, la "Vattenfall", contro le leggi tedesche che vogliono la fine del nucleare per concentrare tutti gli sforzi sull'energia pulita. La "Vattenfall" ha chiesto danni per 3.7 miliardi di dollari. Adesso i vari politici che sostengono questi accordi, in visto delle elezioni, si sono fatti più disponibili al dialogo ed a dibattiti pubblici, rassicurando che non vi è niente di segreto. Ma internet e numerosi esperti mondiali, tra cui Stiglitz, la pensano molto diversamente.
La Democrazie, la partecipazione sociale, l'informazione sono davvero quelle assegnate ad ogni cittadino nelle società di gran parte di questo pianeta? O rappresentano solo una illusione, un simulacro di legalità, l'anestetico delle masse.
Un infuente politico americano del secolo scorso, N. Murray Butler diceva: " Il mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero che fanno produrre gli avvenimenti; un gruppo un po' più importante che veglia alla loro esecuzione e assiste al loro compimento, e infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto." oppure la frase del 1999 sul "Newsweek" di Rockfeller:" Qualcosa deve sostituire i governi, e il potere privato mi sembra l’entità adeguata per farlo."
Libero arbitrio se votare o meno, ma poi non dite che non vi avevano informato....maremmacinghialaaaaaaaaa
Considerata
la storia recente, ora sembra chiaro che i negoziati volti a creare
un’area di libero scambio tra Usa ed Europa e tra Usa e gran parte del
Pacifico (eccetto la Cina) non stanno per realizzare un vero e proprio
sistema di libero scambio. Al contrario, l’obiettivo è un regime
commerciale gestito, teso cioè ad assecondare quegli interessi speciali
che da tempo dominano la politica commerciale dell’Occidente.
Read more at http://www.project-syndicate.org/commentary/transatlantic-and-transpacific-free-trade-trouble-by-joseph-e--stiglitz/italian#34sFkTjm1rCZXFK1.99
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Considerata
la storia recente, ora sembra chiaro che i negoziati volti a creare
un’area di libero scambio tra Usa ed Europa e tra Usa e gran parte del
Pacifico (eccetto la Cina) non stanno per realizzare un vero e proprio
sistema di libero scambio. Al contrario, l’obiettivo è un regime
commerciale gestito, teso cioè ad assecondare quegli interessi speciali
che da tempo dominano la politica commerciale dell’Occidente.
Read more at http://www.project-syndicate.org/commentary/transatlantic-and-transpacific-free-trade-trouble-by-joseph-e--stiglitz/italian#34sFkTjm1rCZXFK1.99
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Thursday, March 13, 2014
2014 Odissea Italia
)
In un articolo datato 25 Aprile del 2009, intitolato "Italia il paese eticamente scorretto" su Maremma Cinghiala si analizzava la situazione grottesca e surreale che avvolgeva la Nazione, come una sorta di nebbia sempre più fitta dove capirci qualcosa diventava giorno dopo giorno un'impresa impossibile.
Dopo 5 anni troviamo ancora lo stesso disamore e la stessa abitudine al fetore di un popolo sempre più stanco. La speranza è divenuta una sorta di morfina con cui attenuare anni di scandali, di promesse mancate, di truffe, di crolli, di abusi, di ritardi, di rabbia, di questioni su cui nessuno sembra avere una minima risposta.
Qualcuno si ribella ancora, ci sono ancora lotte, proteste, scioperi e qualcuno ancora prova ad usare l'arma dell'informazione per scuotere questa inerzia verso il nulla, ma, dati alla mano, sono ancora troppo pochi quelli che si sono tolti la mascherina dell'assuefazione a "tutto" e stanno cercando di riprendere in mano la loro vita.
La povertà assoluta che prima coinvolgeva 2 milioni e mezzo di persone, adesso ha toccato i 4 milioni, in appena 5 anni.
La politica invece di prendere azioni concrete gioca con le poltrone, fa accordi con Berlusconi e tutti i suoi figliocci che ancora siedono in Parlamento, parla un italiano da bar o da stadio con qualche parole in inglese per essere più internazionale, ma di internazionale rimane solo la dipendenza economica, finanziaria e militare, mentre il sociale si perde nei meandri di una crisi che obbliga ad "austerità e rigore", sempre per le stesse persone, sempre per i più deboli. La gente spera, quasi difende quei padroni e quel sistema che li hanno ridotti così, che hanno trasformato un paese in una emergenza perenne: dai crolli archeologici ai rischi idrogeologici, da Primi Ministri che si succedono senza che si svolgano regolari elezioni, da una legge elettorale ritenuta incostituzionale che ha di fatto reso "illegale" il Parlamento stesso e tutta quella massa di figuranti che non hanno nessuna vergogna a parlare in nome del popolo Italiano.
Tristi programmi politici, atrofizzati su miseri contenuti che risuonano da destra e da sinistra, slogan, pubblicità per dei cittadini che non ne vogliono più sapere, rinchiusi nella rincorsa ad un lavoro senza scelta, una dose giornaliera per sopravvivere, mentre la qualità della vita è roba per i film di fantascienza.
5 anni fa si spendevano decine di milioni di euro per una moda che non muore mai, quella della guerra, quella di fare la voce grossa sulla pace, con montagne di armi pronte a devastare altre genti e Nazioni.
Gli Stati Uniti comandano questa speciale classifica con 682 miliardi di dollari, la somma dei seguenti 11 Stati messi insieme, Cina, Russia, Regno Unito, Giappone, Francia, Arabia Saudita, India, Germania, Italia, Brasile, Corea del Sud, non raggiunge l'ammontare della spesa americana, e poi non lo chiamano impero?
L'Italia era 5 anni fa ed è ancora tra le prima dieci nazioni per spesa militare con 34 miliardi di dollari, l'1.7 del PIL. La Campagna di "Sbilanciamoci" (Associazione no profit dal 1999 che riunisce economisti, ricercatori, giornalisti, studenti, operatori sociali, sindacalisti; e una rete di associazioni, organizzazioni, movimenti, che analizzano e propongono visioni alternative economico/sociali) ha calcolato che il costo di un solo F35, 135 milioni di euro, potrebbe pagare il salario di 5400 ricercatori per un anno, mettere in sicurezza 135 scuole, mettere su rotaia 21 treni per pendolari. Le priorità sono gli interessi economico-finanziari non i cittadini, e fino a che non ci sarà una rivoluzione morale e culturale dal basso, questi padroni continueranno a tirare i fili della vita di milioni di persone. Leggete il Dossier di Sbilanciamoci qui.
L'italiano non si stupisce più se per ogni opera pubblica c'è il relativo ritardo, se i costi raddoppiano magicamente, se è la prassi che qualche costruttore venga indagato. Il caso dell'Aquila è un esempio lampante: parole del sostituto procuratore antimafia Olga Capasso: "Nei primi due anni che fecero seguito al terremoto che il 6 aprile 2009 colpì L’ Aquila c’è stato «quasi un assalto alla diligenza per arrivare ad accaparrarsi gli appalti più lucrosi da parte della camorra, della ’ndrangheta e di cosa nostra (particolarmente quella gelese)." La magistratura ha da pochi mesi messo agli arresti il vicesindaco dell'Aquila, indagando su ex assessori e funzionari pubblici aquilani ritenuti responsabili, a diverso titolo insieme a imprenditori, tecnici e faccendieri, di millantato credito, corruzione, falsità materiale e ideologica, appropriazione indebita su appalti legati alla ricostruzione post-terremoto del 6 aprile 2009.
Ma anche le famose C.A.S.E. promosse stile televendita dagli organi di informazione si sono rivelate un mezzo fallimento. La qualità dei materiali di costruzione è variabile. Molti edifici hanno problemi col sistema elettrico, i sanitari e il riscaldamento. A Pagliare di Sassa, un palazzo si è incendiato per un cortocircuito. Era stato costruito con materiali infiammabili. Secondo la Procura dell’Aquila, duecento isolatori sismici sono difettosi. Testati da un laboratorio di San Diego, in California, gli isolatori prodotti dall’azienda “Alga Spa” hanno fallito le prove. Prima di essere usati nella costruzione, erano stati testati nel laboratorio “Eucentre” di Pavia. Il presidente di “Eucentre” era Gian Michele Calvi, che ricopriva anche l’incarico di direttore del progetto Case per la Protezione civile. Un classico caso di controllato-controllore e di conflitto di interessi». Calvi è stato condannato in primo grado a sei anni, nel processo “Grandi rischi”, ed è imputato proprio nel processo che riguarda gli isolatori sismici (dall'articolo L'aquila le New Town costruite con i soldi dell'Europa).
Qui non si tratta di criticare a prescindere un sistema sociale piuttosto che un apparato politico. Qui si infoma usando i fatti, i dati, le interviste, le dichiarazioni, una gamma di fonti attendibili per mettere in risalto quello che la stampa nazionale ed internazionale "si dimentica" di pubblicare. Il giornalismo di un minuscolo blog o il quotidiano a tiratura nazionale dovrebbero essere il "cane da guardia" del potere, una voce critica ed obiettiva verso un mondo, quello politico-finaziario-economico, che tende per sua natura a deviare sempre verso interessi personalistici e clientelari, ad autoincensarsi, la storia ce lo insegna, la storia è farcita di governanti che si sono persi durante gli anni al comando, che hanno trascinato intere generazione nell'ignoranza, nella guerra, nell'egoismo, nella passività, in una miseria più morale che materiale, dunque forse più grave.
Una politica criminale e grottesca ha trascinato un paese splendido in quello che è adesso nel 2014. La stessa politica che adesso promette il "rinnovamento" ed il "progresso", per quale motivo dovremmo credere ad un sistema che ha reiteratamente fallito per 30 anni? Lo stesso Sistema che è quasi allergico alle critiche, che usa il giornalista come sostegno per il microfono, che si mostra quasi seccato se la gente protesta perchè esasperata. Questo sarebbe il "rinnovamento"?! I cittadini dovrebbero smetterla di sperare e iniziare a prendere parte attivamente alla vita sociale: scrivendo, domandando, facendo satira, criticando quello che i potenti promettono, perchè è un dovere Democratico e lo è ancora di più dopo decenni di balle e di corruzione. Dobbiamo inseguire il benessere del nostro Paese e cercare di diffonderlo come un virus, dobbiamo evitare di confonderlo con le ideologie e tifare la politica come si fa allo stadio. La giustizia, il progresso, la libertà non sono figlie di nessuna ideologia e non hanno bisogno di nessuna ideologia e di nessuna politica. Esistono se esiste la partecipazione disinteressata, la cooperazione, il desiderio di lasciare qualcosa di buono per le future generazioni, per il futuro di una Nazione e di un mondo in cui siamo solo di passaggio.....maremmacinghialaaaaaaaaaaaaaaaa
In un articolo datato 25 Aprile del 2009, intitolato "Italia il paese eticamente scorretto" su Maremma Cinghiala si analizzava la situazione grottesca e surreale che avvolgeva la Nazione, come una sorta di nebbia sempre più fitta dove capirci qualcosa diventava giorno dopo giorno un'impresa impossibile.
Dopo 5 anni troviamo ancora lo stesso disamore e la stessa abitudine al fetore di un popolo sempre più stanco. La speranza è divenuta una sorta di morfina con cui attenuare anni di scandali, di promesse mancate, di truffe, di crolli, di abusi, di ritardi, di rabbia, di questioni su cui nessuno sembra avere una minima risposta.
Qualcuno si ribella ancora, ci sono ancora lotte, proteste, scioperi e qualcuno ancora prova ad usare l'arma dell'informazione per scuotere questa inerzia verso il nulla, ma, dati alla mano, sono ancora troppo pochi quelli che si sono tolti la mascherina dell'assuefazione a "tutto" e stanno cercando di riprendere in mano la loro vita.
La povertà assoluta che prima coinvolgeva 2 milioni e mezzo di persone, adesso ha toccato i 4 milioni, in appena 5 anni.
La politica invece di prendere azioni concrete gioca con le poltrone, fa accordi con Berlusconi e tutti i suoi figliocci che ancora siedono in Parlamento, parla un italiano da bar o da stadio con qualche parole in inglese per essere più internazionale, ma di internazionale rimane solo la dipendenza economica, finanziaria e militare, mentre il sociale si perde nei meandri di una crisi che obbliga ad "austerità e rigore", sempre per le stesse persone, sempre per i più deboli. La gente spera, quasi difende quei padroni e quel sistema che li hanno ridotti così, che hanno trasformato un paese in una emergenza perenne: dai crolli archeologici ai rischi idrogeologici, da Primi Ministri che si succedono senza che si svolgano regolari elezioni, da una legge elettorale ritenuta incostituzionale che ha di fatto reso "illegale" il Parlamento stesso e tutta quella massa di figuranti che non hanno nessuna vergogna a parlare in nome del popolo Italiano.
Tristi programmi politici, atrofizzati su miseri contenuti che risuonano da destra e da sinistra, slogan, pubblicità per dei cittadini che non ne vogliono più sapere, rinchiusi nella rincorsa ad un lavoro senza scelta, una dose giornaliera per sopravvivere, mentre la qualità della vita è roba per i film di fantascienza.
5 anni fa si spendevano decine di milioni di euro per una moda che non muore mai, quella della guerra, quella di fare la voce grossa sulla pace, con montagne di armi pronte a devastare altre genti e Nazioni.
Gli Stati Uniti comandano questa speciale classifica con 682 miliardi di dollari, la somma dei seguenti 11 Stati messi insieme, Cina, Russia, Regno Unito, Giappone, Francia, Arabia Saudita, India, Germania, Italia, Brasile, Corea del Sud, non raggiunge l'ammontare della spesa americana, e poi non lo chiamano impero?
L'Italia era 5 anni fa ed è ancora tra le prima dieci nazioni per spesa militare con 34 miliardi di dollari, l'1.7 del PIL. La Campagna di "Sbilanciamoci" (Associazione no profit dal 1999 che riunisce economisti, ricercatori, giornalisti, studenti, operatori sociali, sindacalisti; e una rete di associazioni, organizzazioni, movimenti, che analizzano e propongono visioni alternative economico/sociali) ha calcolato che il costo di un solo F35, 135 milioni di euro, potrebbe pagare il salario di 5400 ricercatori per un anno, mettere in sicurezza 135 scuole, mettere su rotaia 21 treni per pendolari. Le priorità sono gli interessi economico-finanziari non i cittadini, e fino a che non ci sarà una rivoluzione morale e culturale dal basso, questi padroni continueranno a tirare i fili della vita di milioni di persone. Leggete il Dossier di Sbilanciamoci qui.
L'italiano non si stupisce più se per ogni opera pubblica c'è il relativo ritardo, se i costi raddoppiano magicamente, se è la prassi che qualche costruttore venga indagato. Il caso dell'Aquila è un esempio lampante: parole del sostituto procuratore antimafia Olga Capasso: "Nei primi due anni che fecero seguito al terremoto che il 6 aprile 2009 colpì L’ Aquila c’è stato «quasi un assalto alla diligenza per arrivare ad accaparrarsi gli appalti più lucrosi da parte della camorra, della ’ndrangheta e di cosa nostra (particolarmente quella gelese)." La magistratura ha da pochi mesi messo agli arresti il vicesindaco dell'Aquila, indagando su ex assessori e funzionari pubblici aquilani ritenuti responsabili, a diverso titolo insieme a imprenditori, tecnici e faccendieri, di millantato credito, corruzione, falsità materiale e ideologica, appropriazione indebita su appalti legati alla ricostruzione post-terremoto del 6 aprile 2009.
Ma anche le famose C.A.S.E. promosse stile televendita dagli organi di informazione si sono rivelate un mezzo fallimento. La qualità dei materiali di costruzione è variabile. Molti edifici hanno problemi col sistema elettrico, i sanitari e il riscaldamento. A Pagliare di Sassa, un palazzo si è incendiato per un cortocircuito. Era stato costruito con materiali infiammabili. Secondo la Procura dell’Aquila, duecento isolatori sismici sono difettosi. Testati da un laboratorio di San Diego, in California, gli isolatori prodotti dall’azienda “Alga Spa” hanno fallito le prove. Prima di essere usati nella costruzione, erano stati testati nel laboratorio “Eucentre” di Pavia. Il presidente di “Eucentre” era Gian Michele Calvi, che ricopriva anche l’incarico di direttore del progetto Case per la Protezione civile. Un classico caso di controllato-controllore e di conflitto di interessi». Calvi è stato condannato in primo grado a sei anni, nel processo “Grandi rischi”, ed è imputato proprio nel processo che riguarda gli isolatori sismici (dall'articolo L'aquila le New Town costruite con i soldi dell'Europa).
Qui non si tratta di criticare a prescindere un sistema sociale piuttosto che un apparato politico. Qui si infoma usando i fatti, i dati, le interviste, le dichiarazioni, una gamma di fonti attendibili per mettere in risalto quello che la stampa nazionale ed internazionale "si dimentica" di pubblicare. Il giornalismo di un minuscolo blog o il quotidiano a tiratura nazionale dovrebbero essere il "cane da guardia" del potere, una voce critica ed obiettiva verso un mondo, quello politico-finaziario-economico, che tende per sua natura a deviare sempre verso interessi personalistici e clientelari, ad autoincensarsi, la storia ce lo insegna, la storia è farcita di governanti che si sono persi durante gli anni al comando, che hanno trascinato intere generazione nell'ignoranza, nella guerra, nell'egoismo, nella passività, in una miseria più morale che materiale, dunque forse più grave.
Una politica criminale e grottesca ha trascinato un paese splendido in quello che è adesso nel 2014. La stessa politica che adesso promette il "rinnovamento" ed il "progresso", per quale motivo dovremmo credere ad un sistema che ha reiteratamente fallito per 30 anni? Lo stesso Sistema che è quasi allergico alle critiche, che usa il giornalista come sostegno per il microfono, che si mostra quasi seccato se la gente protesta perchè esasperata. Questo sarebbe il "rinnovamento"?! I cittadini dovrebbero smetterla di sperare e iniziare a prendere parte attivamente alla vita sociale: scrivendo, domandando, facendo satira, criticando quello che i potenti promettono, perchè è un dovere Democratico e lo è ancora di più dopo decenni di balle e di corruzione. Dobbiamo inseguire il benessere del nostro Paese e cercare di diffonderlo come un virus, dobbiamo evitare di confonderlo con le ideologie e tifare la politica come si fa allo stadio. La giustizia, il progresso, la libertà non sono figlie di nessuna ideologia e non hanno bisogno di nessuna ideologia e di nessuna politica. Esistono se esiste la partecipazione disinteressata, la cooperazione, il desiderio di lasciare qualcosa di buono per le future generazioni, per il futuro di una Nazione e di un mondo in cui siamo solo di passaggio.....maremmacinghialaaaaaaaaaaaaaaaa
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Thursday, February 27, 2014
Il Mostro di Niscemi nel frastuono della Disinformazione
Le illusioni sono parte della vita di ognuno di noi. Queste possono palesarsi anche come forma di divertimento, per esempio al cinema dove assistiamo a straordinari effetti speciali, sempre più sofisticati e "reali". Lo spettatore si emoziona, pur rimandendo consapevole che quella è comunque una splendida finzione, elaborazioni di computer sempre più potenti e menti sempre più creative.
Ci sono poi illusioni ben più pericolose che hanno forgiato lentamente il nostro modo di pensare, di agire e di percepire la realtà. In un paese come l'Italia dove la lettura dei quotidiani è sempre stata considerata un passatempo quasi da spiaggia, chi legge più di un giornale al giorno può definirsi una persona informata?
I due principali canali di informazione, TV e giornali ci mostrano una prospettiva di notizie, una gamma di informazioni o forse è meglio dire "una gamma di punti di vista". Se i maggiori canali televisivi e le principali testate giornalistiche non trattano di un argomento questi semplicemente non esiste, non tocca le coscienze e gli interessi dell'opinione pubblica. Ci avete mai pensato?
Più si parla di una notizia, spesso di scarsa importanza, più occupa le pagine ed i titoli principali dei giornali e le discussioni alla TV e più viene "mascherata"come importante, viene assimilata dal lettore come notizia, qualcosa che aiuta a comprendere la realtà, ma quale realtà?
La famosa "influenza suina" di qualche anno fa (scrissi un articolo a questo link nel 2009) ne è la prova lampante: iniziò con dei decessi dovuti ad una forma modificata di influenza, i giornali, le organizzazioni sanitarie, le tv, gli "esperti" tutti a correre ai ripari promuovendo il vaccino, e creando inutili allarmismi. Ogni decesso causato da questo virus era sparato in prima pagina, urlato nei telegiornali, e la gente percepiva un pericolo. Il pubblico ingurgitava balle quotidiane sempre più grosse fino al punto che la corsa ai viccini fu una manna per le case farmaceutiche ed una spesa inutile per milioni di persone. Faceva più morti nel mondo l'influenza regolare ma nessuno ne parlava, nessuno faceva comparazioni, quella banale informazione non esisteva. La gravità e la pericolosità di un evento non è data dall'evento stesso ma dai Media e dal livello di pubblicità e quindi di suggestione che esercitano sul lettore medio.
Il caso del MUOS è un esempio calzante per la malridotta e pilotata informazione italiana.
Il Mobile User Objective System (MUOS) è un sistema di Comunicazioni Satellitari (SATCOM) ad alta frequenza (UHF) e a banda stretta (non superiore a 64 kbit/s) composto da quattro satelliti e quattro stazioni di terra, una a Geraldton nell'Australia dell'ovest, una a Chesapeake nel sud est Virginia, una nelle isole Hawaii ed una in Italia, nella zona di Niscemi in Sicilia. Il programma MUOS, gestito dal Dipartimento della Difese degli Stati Uniti, sarà messo in orbita, per i quattro satelliti, tra il 2010 ed il 2014. Il sistema MUOS integrerà forze navali, aeree e terrestri in movimento in qualsiasi parte del mondo e ha l’obiettivo di rimpiazzare l'attuale Sistema satellitare UFO (Ultra High Frequency Follow-On). (fonte Wikipedia).
Il Governo Italiano ha rispettato il copione colonialista e subalterno agli Stati Uniti, la sovranità nazionale e lo stato di diritto vengono cancellati ed i politici nostrali si trovano improvvisamente compatti per scodinzolare davanti alle decisioni dell'impero d'oltreoceano.
In questi anni si sono verificate riguardo a questa installazione una serie di revoche e contro revoche, analisi e contro analisi, proteste e blocchi come solo in Italia può succedere. La copertura mediatica è stata insufficiente e parziale, senza informare il paese sulla gravità della situazione siciliana, e di quella italiana oramai divenuta un avamposto a stelle strisce per il medio oriente.
IL CASO NISCEMI
Il 6 ottobre 2012 il sequestro della stazione radio MUOS di Niscemi da parte della Procura di Caltagirone in quanto l'installazione (2.059 metri quadrati di cemento), avrebbe violato le prescrizioni fissate dal decreto istitutivo dell'area protetta, in quanto la postazioni satellitari si trovano nella Riserva Naturale Orientata Sughereta di Niscemi divenuta riserva nel 1997. Ma il sequestro è stato poi annullato in data 28 ottobre 2012 dal Tribunale della Libertà di Catania dando così il via libera alla ripresa dei lavori; il Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Caltanissetta attende le motivazioni del Tribunale di Catania per valutare la possibiltà di un ricorso in Cassazione. Nel gennaio 2013 sulla questione interviene il Presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta, che avanza la richiesta di sospensione dei lavori di installazione delle quattro antenne del MUOS. Il dibattito si accende in tutta la Sicilia, coinvolgendo il mondo politico, sociale, culturale e addirittura dello spettacolo. L'11 marzo 2013 la Regione Siciliana ha raggiunto un'intesa con il Governo per chiedere agli Stati Uniti di non installare le parabole fino all'ottenimento di risultati sull'impatto ambientale e sulla salute dei dispositivi attivati anche alla massima potenza. Il 29 marzo 2013, la Regione Siciliana revoca in via definitiva l'autorizzazione alla costruzione della stazione MUOS a Niscemi. Il 20 aprile 2013 il Ministero della difesa ha presentato ricorso al Tar Sicilia chiedendo l'annullamento della revoca e la condanna della Regione al risarcimento dei danni. In pratica lo Stato che fa causa a se stesso! Il 9 Luglio 2013 il TAR di Palermo ha respinto le richieste di sospensiva presentate dal ministero della Difesa contro la Regione Siciliana che aveva arrestato i lavori per il Muos in applicazione del principio di precauzione circa la salute della popolazione locale.
Il 25 luglio 2013, la Regione Siciliana revoca lo stop autorizzativo al MUOS. Quindi Crocetta torna sui propri passi facendo infuriare i comitati No MUOS. Tra il 24 e il 26 gennaio 2014 le tre antenne paraboliche della stazione di terra Muos sono state posizionate sui rispettivi supporti,in linea con i tempi di realizzazione annunciati nel giugno 2013, nel mese di novembre 2014 sarà lanciato in orbita il primo satellite per la messa in funzione del MUOS.
Lo scorso agosto anche Noam Chomsky insieme ad altri 20 intelletuali americani hanno chiesto la sospensione dei lavori, definendoli contro gli interessi dei cittadine/i americani, figuriamoci per quelli italiani.
Lo stesso ex capo della CIA, Leon Panetta, nel corso di una visita in Italia ha definito le basi :" Essenziali per le nostre operazioni in Medio Oriente". La Sicilia diviene una zona interessata per le operazioni militari in Libia, Afghanistan, Iraq ecc. L'Italia sempre più invischiata in una guerra, universalmente riconosciuta priva di qualsiasi fondamento, criminale, ingiusta ed inutile, copertura strategica per mire energetiche e geopolitiche degli Stati Uniti.
Intanto il MUOS è pronto per essere operativo entro la fine dell'anno, nonostante 5 ricorsi al TAR di Palermo in attesa di sentenza, l'udienza di discussione è fissata per il prossimo 27 marzo.
Numerosi studi indipendenti cerificano la pericolosità per la salute umana di queste installazioni. L'Istituto Superiore per la Sanità invece ha stabilito che tutti i paramentri sono ampiamenti sotto la soglia di pericolosità (Organo del Governo, imparziale no?....).
SIGONELLA E TUTTO IL RESTO
Ma c'è molto di più: Sigonella, la base militare USA, a due passi da Catania, diverrà entro il 2017, una sorta di "parcheggio" strategico per almeno una ventina di droni, i famosi aerei senza pilota, definiti "intelligenti" dal Governo Americano, talmente intelligenti che la percentuale di civili innocenti uccisi si attesta intorno al 15%. Talmente intelligenti che la Difesa statunitense si rifiuta di rilasciare le statistiche dei bombardamenti un "pò" sbagliati che hanno centrato ospedali e scuole. C'è un articolo anche su "Repubblica" lo scorso agosto, su questa "modernizzazione" di Sigonella definita da Antonio Mazzeo (giornalista esperto di cose militari) come la futura " Capitale mondiale dei droni a disposizione delle forze armate Usa (Air Force, Navy) e della Nato". (Evviva!!)
Il bel paese celebrato da poeti, artisti, culla di civiltà che tutt'oggi richiamano milioni di turisti che giornalmente si innamorano di Roma, piuttosto che di Firenze, o di Venezia, e di mille altre ineguagliabili bellezze, divenuto "la rampa di lancio" per le guerre di oggi e di domani, per la sofferenza di milioni di persone. " Il Pentagono ha speso negli ultimi due decenni centinaia di milioni di dollari in basi militari in Italia, rendendo quel paese un centro sempre più importante per la potenza dell’esercito Usa. Specialmente dall’inizio della Guerra Globale al Terrorismo nel 2001 l’ US Army ha spostato il suo centro di gravità a sud della Germania, dove la maggior parte delle forze Usa stazionavano dalla II Guerra Mondiale." Questo e molto altro in un articolo apparso sulla "Stampa" lo scorso Ottobre (probabilmente solo online, oppure nella quarta o quinta pagina del giornale dopo i titoloni su politica, nani puttanieri e leggi elettorali), ed ancora: " 15000 militari USA ancora sul suolo italico, più 16000 familiari, quinti paese al mondo come numero di basi a stelle e strisce". Ufficialmente i funzionari americani le definiscono "basi Italiane" a supporto delle NATO, certo insieme a Peter Pan, Topolino e gli asini volanti. Un funzionario americano in Italia, che ha chiesto l'anonimato, ha ribadito che gli USA amano il nostro paese per la " flessibilità operativa sufficiente", per la serie facciamo qual c..o che ci pare e nessuno protesta. L'articolo si intitola " Basi Usa in Italia: perché sempre più strategiche. Inchiesta americana".
In una Nazione seria, con una stampa responsabile e libera da interessi e condizionamenti, informazioni di questa importanza dovrebbero essere al centro di inchieste, discussioni, dovrebbero occupare le prime pagine dei giornali per settimane. I Media, invece, preferiscono trattare di Renzi, Letta, Grilli, leggi elettorali, nani condannati ma ancora al comando, finti ritiri di truppe dal medio oriente, gossip, cagnolini e qualsiasi cosa senza permettere a chi non ha internet di capire la realtà e la gravità delle cose. Non siamo forse in un paese di illusioni, di fumo negli occhi, dove l'immaturità e l'ignoranza (naturalmente genetica) di un popolo si riflette nell'immaturità ed ignoranza (naturalmente artefatta) degli organi di informazione e viceversa, in una spirale perversa e letale per il futuro dell'Italia.
E se i Media spargono il seme della disinformazione per argomenti di questa importanza, perchè non dovrebbero fare lo stesso per tutto il resto? Dal nulla della politica, al niente dei suoi attori protagonisti al loro agio nella palude maleodorante a cui pochi fanno davvero caso.
Non c'è limite al disinteresse italico, all'accettazione di un sistema che richiede solo una Rivoluzione totale per cambiare qualcosa, mettere in gioco il proprio presente, per vedere i frutti di questa lotta tra 20 o 30 anni forse......Utopia? O forse anche l'utopia è una parola creata da questo sistema corrotto per farci smettere di immaginare qualcosa di diverso? Maremmacinghialaaaaaaaaaa.............
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