Sunday, April 5, 2015

Riscaldamento Globale, un problema Nazionale


Diciamoci la verità: in Italia il territorio è sempre stato strumento per fare cassa. Meno che mai una risorsa, che richiede ingenti finanziamenti e tutele a causa delle sue molteplici fragilità, piuttosto il classico tappeto dove nascondere la polvere, meglio se radiottiva. Un territorio vessato da abusi edilizi, cementificazione, dissesti idrogeologici, minaccie per le falde acquifere, terreno fertile solo per ecomafie, discariche abusive, buchi di alta velocità ed altissima dannosità e tagli indiscriminati, come l'ultima proposta dal Governo di eliminare il Corpo Forestale dello Stato per tagliare i costi, affermazione smentita anche dal WWF Italia per cui ": I costi non verranno però ridotti ma rischiano anzi di aumentare: il WWF ha più volte ricordato che il CFS rappresenta il 3% di tutte le forze di polizia e il 90% del suo costo è per il personale. Il trasferimento dei servizi oggi della Forestale ad altra amministrazione aumenterà i costi, si perderà l’economia di scala oggi garantita." Un'ente con quasi due secoli di Storia che rischia di venire abbattuto dai tagli Renziani, mentre i vitalizi dei parlamentari continuano a consumare milioni di euro ogni mese. Il riscaldamento globale non è avvertito come un'emergenza reale, un pericolo non immediato, ma posticipabile. Prima ci sono le emergenze abitative per compiacere qualche costruttore amico di famiglia, poi ci sono le fabbriche che avvelenano, ma che danno lavoro, non dimentichiamoci i siti illegali dove stoccare rifiuti tossici, amianto e qualsivoglia veleno.
Secondo numerosi studi, tra cui quello del Joint Research Center della Commissione Europea, le Nazioni del sud Europa, Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Bulgaria sono quelle più a rischio per cambiamenti climatici. Aumento delle temperature che portano a frequenti siccità, salinizzazione delle foci dei fiumi, danni per le coste e maggiori perdite per l'agricoltura, sofferenza delle falde acquifere, erosione delle coste.
Fausto Guzzetti, Direttore dell'IRPI (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica), mette in luce come la frequenza di catastrofi naturali in Italia sia in aumento specie per la forte densità abitativa in zone considerate "sensibili" da un punto di vista idrogeologico. Da un recente articolo apparso sulla "Stampa" : Non esiste in Europa paese maggiormente colpito da ogni tipo di catastrofe naturale come l'Italia: terremoti, frane, inondazioni, tornado, grandine, valanghe. Frane e inondazioni - fenomeni spesso correlati - negli ultimi cinquant’anni hanno provocato 2007 morti, 87 dispersi, 2578 feriti e 423.728 sfollati. 
Segno tangibile di una natura che si sta ribellando in maniera sempre più violenta sono le tempeste del 4/5 Marzo scorso in Italia Centrale: in Toscana nella foresta di Vallombrosa almeno 20000 alberi sono stati abbattuti, divelti come stuzzichini dalla furia degli elementi. Alberi ultracentenari, non ramoscelli appena germogliati, che non hanno retto l'impatto di venti fino a 150km/h. Vaste zone del bosco adesso sono completamente scoperte, radure con un ammasso di tronchi caduti, fauna e flora sotto assedio.
Dati alla mano (fonte IRPI/CNR ) nel 2014 si sono avuti 33 morti e 46 feriti, oltre 10000 sfollati, 220 Comuni colpiti in 19 Regiorni su 20. Liguria la più martoriata, seguita da Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana. Tra il 2009 ed il 2013 una media di 32 morti all'anno con 45000 sfollati per un territorio sempre vessato dal Dio del cemento, mascherato da un progresso solo per i soliti noti, dove la politica non tutela ma ammicca al migliore o forse sarebbe meglio dire peggiore offerente.
Provate a digitare "Rifiuti Tossici" sul motore di ricerca Google, verrà fuori una lista della spesa alquanto avvelenata: Brescia, Ditta Selca, 23 mila tonnelate di rifiuti, floruri a cianuri da smaltire, costi stimati 8 milioni di euro. Benevento, fusti tossici trovate tra i 3 ed i 10 metri di profondità, alcuni contenenti tricloroetano, sostanza bandita dal commercio dal Protocollo di Montreal del 1996, zona sensibile per la presenza di una falda acqufera. Calabria, le dichiarazioni a suo tempo rese dal pentito Carmine Schiavone su rifiuti radioattivi interrati nel Reggino e nel Vibonese, la Jolly Rosso arenata ad Amantea, il procedimento giudiziario in corso per il grave inquinamento del fiume Oliva, i relitti al largo delle coste di Cetraro, il numero elevato di casi di tumore nella zona del Paolano. Vasto, Abruzzo, oltre 100 quintali di rifiuti in una discarica abusiva, alcuni altamente tossici, olii esausti, batterie, prodotti chimici. Senza dimenticare la terra dei fuochi in Campania o  i 198 fusti tossici dispersi nel 2011 al largo della Gorgona, di cui 71 mai recuperati, processo appena conclusosi con l'assoluzione dei 3 imputati perchè il fatto non sussite (ma il fusto resiste anzi i 71 fusti sussistono eccome). 88 casi sospetti di navi affondate dal 1979 al 2000 secondo un dossier di "Legambiente".
L'ultimo DDL n.1345 sui Reati Ambientali è ad un passo dalla sua approvazione, praticamente tutto il Parlamento sembra d'accordo sulla bontà e sul progresso che questa legge porterà, eppure per alcuni giuristi ed ambientalisti non sembra così. Secondo un recente articolo sul "FattoQuotidiano": il disegno di legge 1345 introduce delitti in materia ambientale, prima puniti solo con contravvenzioni, ad eccezione del traffico illecito di rifiuti (2007) e della “combustione illecita” del decreto Terra dei Fuochi (2014). Viene inoltre introdotto all’articolo 452 ter il “disastro ambientale”, punito con pene da 5 a 15 anni. Mano pesante, dunque, se non fosse che la norma è scritta con tanti e tali paletti da renderne impossibile l’applicazione, almeno ai casi davvero rilevanti. E lo dicono gli stessi magistrati che devono utilizzarlo.
Tutto questo mentre analizziamo i dati del "International Disaster Database" che rileva un aumento del numero degli eventi catastrofici dal 1990 in maniera costante in gran parte del globo. Il  capitalismo sfrenato del “prendere-trasformare-buttare” deve virare verso una forma economica “rigenerativa” in cui il rifiuto diventa nuova materia da reinserire nel processo produttivo, per l’appunto ciclico e non più lineare. Qualsiasi artefatto che produce rifiuti deve essere tassato in base al suo "indice di riutilizzo" tanto più basso quanto più alte saranno le tasse applicabili. Secondo un recente sondaggio di Eurostat, la media europea pro capite di produzione di rifiuti, dal 1995 al 2013,  è di 481 kg, in aumento del 2%, in Italia siamo a 491 kg, in aumento dell'8%, la Romania è a 272 kg e un po tutti i Paesi considerati "minori" (Estonia, Lituania, Lettonia, Ungheria) producono meno spazzatura, forse perchè la ricchezza porta benessere ma se questo non è veicolato da una profonda informazione e da un consumo responsabile, lo spreco è sempre dietro l'angolo.
Ogni settore, specie quello ambientale, ha assoluta necessità di figure esperte e consapevoli dell'enorme importanza che riveste l'ambiente nella società. Poi vediamo il Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, ex commercialista di Casini, che nel 2010 si dichiarava favorevole al nucleare in Emilia Romagna, senza nessuna reale competenza ambientale nella sua carriera politica che oscilla tra promesse sull'ILVA e proclami di zero plastica nelle discariche entro il 2020, tanto da qui al 2020 altri mezzi ministri occuperanno quella poltrona senza memoria...maremmacinghialaaaaaaaaaa

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