Tuesday, September 28, 2010

La Battaglia dell'Ecuador!


La distruzione, lo sfruttamento e la menzogna sono gli ingredienti spesso fondamentali del progresso, quello che si nutre unicamente di profitto a tempo zero. Un rullo compressore che avanza senza freni, cancellando tradizioni, paradisi naturali, diritti civili e qualsiasi tipo di protesta, bollata come violenta e pericolosamente sovversiva. Chi non si allinea, chi non si fa addomesticare dal denaro, chi non accetta delle verità preconfezionate, chi fa domande troppo rumorose per coloro abituati e ricevere silenziosi consensi, chi si batte per dei valori universali che non passeranno mai di moda, ognuna di queste personalità formano il terrorista, il guerrigliero, l'estremista di turno, quello da incarcerare senza un valido motivo, quello da perseguitare fino in tribunale, da stanare, perchè il vento della protesta non torni a soffiare più forte che mai.
Il disastro della BP nel golfo del Messico è stato classificato come il più grande di tutti i tempi da una società che tende sempre a ricercare il massimo e la sensazionalità in qualsiasi evento. Si vuole quantificare a tutti i costi, dando un peso specifico per una opinione pubblica sempre più assuefatta ai drammi, sempre più anestetizzata al dolore degli altri. E allora si usano numeri da capogiro, aggettivi da televendita quali "Unico! Eccezionale! Irripetibile! Drammatico! Incalcolabile!" I danni ambientali richiedono anni per essere quantificati, vi sono danni a breve termine, come quelli per le attività ittiche o per gli uccelli incatramati di progresso che si adagiano incolpevoli su qualche spiaggia senza futuro. Vi sono i danni a lungo termine, come quelli per la conservazione di intere specie marine che dovranno fare i conti con una alimentazione avvelenata e spesso mortale, vi sono i danni alle persone che considerano quel mare quasi un amico con cui condividere ore della loro vita. Vi sono danni senza tempo, come le promesse di qualche politico di turno, promesse gridate ai microfoni, promesse, parole e promesse, mentre qualche altra multinazionale si prepara ad un nuovo disastro ed a nuove promesse.
Nel nord dell'Ecuador una fetta di foresta amazzonica è stata ferita mortalmente dalla "Texaco", la compagnia petrolifera americana, che nel 2001 si è fusa con la Chevron. 26 anni, oltre 350 pozzi petroliferi scavati nel cuore di un paradiso tropicale. 30 miliardi di profitti del 1964 al 1990, 18 miliardi (!!!) di galloni di petrolio riversati in fiumi, ruscelli; Vasche per la raccolta dei liquami tossici senza i dovuti rivestimenti che hanno contaminato falde acquifere ed ucciso uomini ed animali, questi alcuni dati da un articolo sul quotidiano "L'Unità" del gennaio scorso intitolato "Ecuador, il paradiso cancellato dalla Texaco". L'incidenza dei tumori è 30 volte superiore alla media nazionale.
"Quando gli uomini della Texaco scesero dagli elicotteri nella giungla nei primi anni ’60, regalarono alla gente del luogo pane, formaggio, piatti e bicchieri. A tutt’oggi e’ la sola ricompensa toccata alle popolazioni indigene che vivono da queste parti" Sembra quasi di tornare indietro di secoli, stessa identica scena: i conquistadores senza elicotteri ma su pesanti vascelli che regalavano monili e cianfrusaglie agli indigeni locali che in cambio donavano oro e diamanti, quel semplice baratto fu l'inizio della loro fine. Tutto si ripete: un palcoscenico dove cambiano gli attori ma non cambia la trama.
Le popolazioni rimaste di indigeni stanno tentando dopo 16 anni di processo contro la Chevron di ottenere un risarcimento per questo tornado di umiliazioni e violenze nella loro terra.
La Multinazionale americana rischia di dover pagare miliardi di dollari di multa per provare a recuperare e ripulire la foresta da ferite maleodoranti ed infette, alcune forse indelebili. "Le popolazioni locali rischiano di morire di cancro fino al 2080 anche se la Chevron dovesse bonificare l'area per i prossimi 10 anni", così viene riportato in un articolo dall'Associazione per la difese della Amazzonia "Amazon Watch". L'articolo prende atto che anche l'ultima ricerca, svolta da scienziati e ed esperti del settore americani, confermi sostanzialmente le colpe della Chevron: danni a falde acquifere, terreni avvelenati, miliardi di dollari per ripulire, più di mille persone uccise dai veleni, un ecosistema che non esiste più. Nonostante le forti pressioni che questi studiosi (americani in maggioranza) hanno subito dalla Multinazionale, non si è potuta negare l'evidenza di un disastro globale. "Il più grande di sempre" secondo l'avvocato che difende le comunità indigene, Pablo Fajardo, che continua "Qui parliamo di una contaminazione continua per 50 anni, nulla a che vedere con quella della BP".
La compagnia petrolifera ovviamente non ci sta e si difende con qualsiasi mezzo a disposizione: avvocati strapagati, potenza di persuasione ai massimi livelli e tentacoli allungati in ogni settore della società. Circola un video in cui si tenta di accusare il governo Ecuadoriano di essere in combutta con uno dei giudici del processo. Una causa che và avanti da oltre 20 anni, abilmente rimandata e ritardata dalla Chevron che prova con le calunnie e le falsità di confondere l'opinione pubblica ed i giudici. " Tutto rientra nella strategia della Multinazionale, i ritardi, le accuse infondate, le falsità, bisogna sviare dalla montagna di prove che inchiodano questo colosso petrolifero" questo il commento di Steven Donzinger, uno degli avvocati che difendono queste popolazioni indigene.
I Cofan, i Siona, i Secoya, i Kishwa e il popolo Huaorani hanno molto da insegnare al mondo. Loro come tutte le altre tribù indigene rimaste sul pianeta. Abbiamo raggiunto un progresso che ci ha semplicemente allontanato dalla nostra Terra, un progresso egoistico e suicida. Non riusciamo a vedere oltre la nostra aiuola curata e la nostra macchina a bassi consumi. C'è sempre tempo per rimandare quel cambiamento radicale che il pianeta ci sta urlando. Non serve essere ambientalisti o contro il progresso, basterebbe essere umani, tornando a ragionare con un minimo di logica e di cuore. Stiamo depredando il nostro mondo, stiamo depredando il nostro futuro e qualche gruppo di indigeni senza Lauree universitarie o conti in banca da milioni di dollari cerca di farcelo capire, con una saggezza semplice ed antica che non ci ricordiamo più......maremma cinghialaaaaaaaaaaaa!!!!!!!! Fight for Amazonia!!!

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