Tuesday, March 23, 2010
Palestina: un mondo senza giustizia
Israele continua a fare la voce grossa con la Palestina, un mix di provocazioni e morte, abusi e protezioni più o meno indirette da parte degli Stati Uniti che sembrano troppo impegnati nel recuperare la loro economia oramai assediata da nuove forze emergenti (vedi Cina su tutti). Netanyahu, primo ministro israeliano, vuole costruire ulteriori insediamenti nella zona di Gerusalemme est, 1600 per la precisione, avvelenando ulteriormente il già debolissimo processo di pace, se ancora di pace si può parlare. Tutto questo ha come sfondo il solito teatrino della politica internazionale che recita il solito copione di amarezze e richiami ad Israele, stomachevoli come il disastro umanitario che quotidianamente si ripete nei territori palestinesi.
Riportiamo un articolo dal sito www.infopal.it che mostra uno dei tanti problemi con cui si deve misurare chi nasce dalla parte sbagliata del muro:
Striscia di Gaza, vivere sotto assedio: i generatori elettrici mettono a rischio di morte l'80% della popolazione
L’assedio israeliano alla Striscia di Gaza, imposto da terra e mare, ha prodotto innumerevoli conseguenze negative, spesso catastrofiche. Ma l’apice delle disgrazie che colpiscono direttamente i civili innocenti è la morte a causa della mancanza degli elementi basilari della vita umana.Gli abitanti della Striscia di Gaza sono stati perciò costretti a superare le difficoltà causate dall’embargo israeliano individuando dei sistemi per continuare a vivere una vita indegna di un essere umano, secondo quanto le stesse organizzazioni internazionali e i parlamentari europei che hanno visitato la Striscia hanno affermato.La mancanza di corrente elettrica. Un capitolo molto penoso è quello del divieto frapposto dagli occupati israeliani all’importazione (se non in quantità irrisorie) del carburante industriale necessario a far funzionare l’unica centrale elettrica della Striscia di Gaza. Così, la locale compagnia elettrica, tra l’altro sostenuta dall’Unione Europea, ha dovuto interrompere l’erogazione della corrente più volte, lasciando oltre un milione di persone senza elettricità.Per superare il problema delle continue interruzioni di corrente elettrica nelle loro case, anche per otto ore al giorno, gli abitanti di Gaza hanno fatto ricorso a piccoli generatori con i quali riescono a illuminare le proprie abitazioni. Senonché, molti di questi generatori sono esplosi, uccidendo o ferendo decine di persone.Gli addetti della Protezione Civile di Gaza sostengono che tali incidenti sono dovuti a un loro utilizzo troppo prolungato nel tempo e alla presenza di scorte di carburante poste nei pressi di questi generatori.Le vittime-tipo. La famiglia Abu Jami‘, di Khan Younis, nel sud della Striscia, ha perso tre figli a causa di quest’embargo: i due gemelli Tarnim e Basim, di otto anni, e Tasnim, di 13, mentre altri cinque membri della famiglia sono rimasti feriti a causa dello scoppio del generatore di corrente, avvenuto il 24 febbraio.Il capofamiglia, il docente universitario Nasim, ha raccontato di aver messo in funzione il generatore, sistemato nella cantina, nella parte bassa della casa, ma dopo cinque ore e mezzo che andava è scoppiato, causando un incendio che ha provocato la morte di tre figli, ustioni ad altri membri della famiglia e la distruzione del mobilio.Mentre lacrime di dolore scendono sul suo volto, Nasim ci dice: “Se avessi saputo che quel generatore avrebbe ucciso i miei figli… ma l’ho fatto perché costretto… avevo da preparare le mie lezioni all’università, e non lo si può fare mentre le interruzioni di corrente ti lasciano la casa al buio”.L’80% degli abitanti della Striscia è a rischio. Ra’id Abu Daqqa, responsabile della Protezione Civile a Khan Yunis, attribuisce la causa dell’incidente a un utilizzo del generatore superiore al consentito (più di quattro ore non si potrebbe), per non parlare del fatto che il prof. Nasim ha ammesso di custodire una discreta quantità di carburante nella stessa stanza in cui si trovava il generatore.Abu Daqqa sostiene che quel che è successo alla famiglia Abu Jami‘ potrebbe accadere all’80% degli abitanti della Striscia di Gaza, che ascoltando notizie sull’ipotetica chiusura dei tunnel tra la Striscia e l’Egitto si sono precipitati a versare galloni di carburante in contenitori di plastica da 16 litri o in bidoni, collocandoli sia dentro gli appartamenti che nelle cantine, addirittura nelle vicinanze di generatori che possono incepparsi o esplodere.La Protezione Civile ha registrato, dall’inizio dell’anno, un elevato numero di incidenti provocati dai generatori - 56 in una sola settimana, tra scoppi e incendi –, così ha rivolto un appello ai cittadini affinché conservino il carburante lontano dai generatori, in specie quando sono in funzione, e non mettano il carburante nei generatori mentre sono accesi; inoltre ha consigliato di tenerli in luoghi aperti.Con le vittime dell’assedio israeliano che aumentano giorno dopo giorno, i palestinesi di Gaza sperano che quest’embargo finisca, e si risolva perciò anche il problema dei generatori. Essi mostrano infatti un certo ottimismo dopo aver ascoltato le dichiarazioni della UE, che ha affermato che il problema
della corrente elettrica nella Striscia si risolverà entro pochi giorni… Aggiungiamo noi, un po come la questione dell'occupazione israeliana.....
Labels:
International Press
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment