Monday, December 21, 2009

Il pianeta chiama...Copenhagen non risponde


Doveva essere l'incontro storico, quello che doveva cambiare le coordinate del mondo verso nuovi orizzonti, incontro delle nuove consapevolezze, delle giustizie riabilitate nel loro significato reale, degli impegni strutturati e strutturanti per il futuro di ognuno di noi. Ma l'incontro sul clima di Copenhagen si è semplicemente rivelato in tutto il suo limitato egoismo, in quella pochezza ipocrita che è anche uno delle ragioni per cui il nostro pianeta rischia di arrivare ad un punto di non ritorno. "Un aria di Frustrazione negli incontri di Compenhagen" - Così titolava l'edizione online dell' "Herald Tribune" sottolineando i pareri contrastanti di chi considerava gli accordi dell'ultima ora tra USA, Cina, India e Sudafrica un passo importante verso una presa di coscienza della gravità del problema da parte dei primi inquinatori mondiali, come la Cina per esempio, e chi come il segretario per il clima e l'energia Mr Miliband, giudicava molto frustrante non aver prodotto niente per giorni e giorni ed aver concluso solo un qualcosa di minimo nel rush finale del summit.
In pratica dagli Accordi di Copenhagen (se di accordi vogliamo parlare) scompare ogni pretesa vincolante per quanto riguarda tagli di emissioni e tempi di attuazione, tutto è rimandato al 2010, al prossimo incontro in Germania, a Bohn. C'è l'obiettivo di mantenere l'aumento delle temperatura non superiore ai due gradi.
Le emissioni dovrebbero essere decurtate del 50% entro il 2050, ma le resistenze a questi tagli da parte di Cina e Brasile hanno, di fatto, rimandato anche questo punto, niente di concreto è stato messo nero su bianco.
Già entro il 2020 ci vorranno dei tagli di CO2 sostanziosi, si parla di un 25-40%, anche se per adesso non siamo nemmeno al 20% e secondo numerosi studi scientifici questi impegni minimi potrebbero indurre un aumento della febbre del nostro pianeta a 3 gradi, quindi oltre l'obiettivo dichiarato.
C'è l'accordo tra i 4 paesi di cui sopra per delle verifiche biennali sui quantitativi di emissioni rilasciati nell'atmosfera, da comunicare secondo specifiche linee guida, che devono, però, ancora essere tecnicamente delineate.
La bozza, inoltre, prevede incentivi per le foreste, ma, per adesso, solo gli Usa hanno versato 1 miliardo di dollari.
Infine, circa 10 miliardi di dollari all'anno sono promessi ai paesi più poveri per il triennio 2010-11-12. Dopo il 2013, entrerà in funzione un Fondo di Copenhagen per il clima, con finanziamenti crescenti, che dovrebbero arrivare a 100 miliardi di dollari l'anno, entro il 2020.
"E' stato una sostanziale perdita di tempo, senza alcuna speranza" Queste le parole a caldo di George Monbiot, ambientalista e giornalista del quotidiano inglese "The Guardian", che prosegue "Ognuno pensava a bloccare gli altri, piuttosto che a fare offerte concrete. C'è un modello di potere da cambiare radicalmente, un modello identico a 150 anni fa, in cui si evita la partecipazione popolare in modo diretto. Persone elette dal popolo che non riescono a rappresentarlo. Il processo è corrotto ed esclusivo. C'è un muro reale tra i politici ed la gente che li ha votati". Anche un interessante articolo del "El Pais" intitolato" La Conferenza che ha lasciato per strada la società civile" sottolineava che "Delle 21000 persone accreditate per la conferenza solo 300 erano fatte entrare il venerdi passato, attivisti, ONG ed ambientalisti lasciati per la strada - Sono stata molto colpita dal silenzio in occasione del vertice, la mancanza di emozione che hanno messo le ONG - ha dichiarato Yolanda Kakabadse, presidente di WWF International, e responsabile della partecipazione civica nello storico Vertice della Terra a Rio de Janeiro. Sempre secondo il periodico spagnolo il centro congressi di Copenhagen di "Bella Center" si è rivelato troppo piccolo per le 46000 persone accreditate che sono state evidentemente lasciate per strada. "Le gente è un vettore fondamentale per fare pressioni sui potenti affinchè procedano nella giusta direzione" sottolinea il sindacalista spagnolo Joaquin Nieto, che non ha mai perso un appuntamento sul clima fin dai suoi esordi nel 1995, giudica questi episodi molto gravi. Il direttore esecutivo di "Greenpeace Spagna è stato arrestato perchè voleva partecipare alla cena, di giovedì sera, con i capi di Stato. Secondo molti non si tratta di sicurezza ma di un chiaro tentativo di bloccare la società civile nella partecipazione a questo Summit sul Clima.
"Per capire quanto è stato flebile questo accordo basta notare come il prezzo del carbone sul mercato internazionale è destinato a diminuire, il che sta a significare che adesso sarà ancora più economico inquinare" Così Dominic Murphy, collaboratore di "Friend's of Earth", criticava senza mezze misure un accordo, quello danese, che ha lasciato profonde incertezze.
La maggior parte degli scienziati concordano col dire che, per com’è adesso la situazione delle emissioni, se poniamo il limite ai 2 gradi, con molta probabilità arriverà ad aumentare le temperature di 3-3,5 gradi. Ciò che i Paesi insulari chiedevano, per evitare di essere inondati dall’aumento del livello degli oceani, era che le temperature si sarebbero dovute alzare di al massimo 1,5 gradi. Riferendosi alle premesse per mantenere la temperatura futura al di sotto dei due gradi, Antonio Cianciullo, inviato di "Repubblica", commenta "E' come se avessero proposto di scalare l'Everest in tuta e scarpe da ginnastica."
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Clima, a Copenhagen missione fallita, si a fatica ad un accordo non vincolante" così " Il Messaggero" titolava circa i presunti accordi danesi, per poi fare una panoramica sui commenti a caldo dei vari Leader mondiali, da Sarkozy "Si tratta del migliore accordo possibile oggi. Se non ci fosse stato un accordo, due Paesi importanti come Cina e India sarebbero stati liberati da ogni tipo di contratto, così come gli Stati Uniti, che non figurano nel protocollo di Kyoto", fino al segretario della Nazioni Unite Ban Ki-Moon "Faremo di tutto perchè l'accordo diventi legalmente vincolante entro il 2010." In realtà l'incontro di Copenhagen è stato sopravvalutato, o enfatizzato ad arte dai giornali, visto che già se ne era trattato nel convegno di Singapore dei membri APEC dello scorso novembre, sottolineando l'impossibilità di garantire accordi scritti tra i paesi ricchi. Insomma nelle varie stanze dei bottoni dei poteri forti già si sapeva da almeno un mese quello che al pubblico era rielaborato come "una grande occasione di cambiamento". Naturamente tra tutte queste osservazioni vi sono anche quelle controcorrente, che promuovono a pieni voti, o quasi, Copenhagen 2009: il "Business Week " del 18 dicembre passato titolava " Climate Summit accord is a step toward the progress" . I giudizi degli ambientalisti sono troppo severi, per Robert Stavins, direttore del "Harvard Project on International Climate Agreements" - E' ovviamente meno di quanto sperato, e meno ancora di quanto si aspettavano molte persone, ma, visto lo stato dei negoziati di martedì , questo è il massimo che si poteva sperare. E se non fosse stato per il Presidente degli Stati Uniti, non ci sarebbe stato nemmeno quanto ottenuto -C'è anche chi è ancora più estremo, come l'amministratore delegato del "Climate Group", Steve Howard, una associazione non governativa che include tra i suoi membri Google, Duke Energy e China Mobile (forse un pò tendenzioso per non urtare queste aziende danarose) che definisce "Un mucchio di spazzatura" chi etichetta come un fiasco questo summit. Sia per Stavins che per Howard il punto chiave di tutto il processo non può essere l'accordo stesso, ma il fatto che un certo numero di paesi si sia impegnato nella riduzione delle emissioni lungo la strada per l'accordo. "Se pensate indietro di un anno o giù di lì, immaginare gli Stati Uniti, Brasile, Cina, India, Australia, Russia uniti per rendere definitivi gli impegni nazionali per significative riduzioni delle emissioni e il mondo impegnarsi a 100 miliardi di dollari l'anno per i paesi in via di sviluppo " spiega Howard. "Sarebbe stato impensabile un anno fa."
Qui si tratta di inquadrare le reali priorità del pianeta, quello che veramente ci sta a cuore. " C'è qualcosa di imbarazzate da considerare, sono i 16.7 miliardi di dollari che la Goldman Sachs Group (una delle più potenti banche d'affari del mondo) ha distribuito come bonus quest'anno, superando, di fatto, i 10 miliardi di dollari di aiuti che gli USA e gli altri paesi sviluppati vogliono dare per i paesi più poveri". Nota con sarcasmo e amarezza il giornalista di "Bloomberg News", William Pesek, che rincara la dose " I governi, con la crisi finanziaria, hanno speso qualcosa come 750 miliardi di dollari per salvare banche e le compagnie finanziarie dal crack, e adesso stiamo parlando di salvare il pianeta!" prosegue Pesek " Gli Usa dovrebbero condurre al cambiamento, dare un esempio e non pretendere dalla Cina o da altri paesi il primo passo. L 'Europa ha dato il suo contributo di inquinamento nel XIX secolo, gli Stati Uniti hanno restituito il favore nel XX secolo, adesso Cina ed India vogliono il loro turno, ma il pianeta potrà sopportare 3 miliardi di persone che inquineranno come l'occidente ha insegnato loro?!? Che cose respireremo quando indiani e cinesi condurranno 1 miliardo di auto?"
Domande che dovrebbero porsi i principali capi di Stato, invece di continuare a procastinare le responsabilità per questioni che si fanno sempre più urgenti. Per fare ciò ci vuole una nuova rivoluzione industriale e culturale nei programmi e nelle coscienze di chi è al comando dei governi, qualcosa da trasmettere ai popoli per renderli partecipi e responsabili della più grande guerra a cui andremo incontro, quella contro noi stessi, i nostri egoismi, le nostre fragili certezze ed i nostri limiti. Saremo capaci di cambiare?
Buon Natale da parte di maremmacinghiala a tutti i lettori nel mondo!
Merry Christmas from Maremmacinghiala to all the readers all over the world!

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