Wednesday, July 29, 2009
Disuguaglianze Diffuse
Mentre apprendisti stregoni camuffati da politici si autoincensano su trionfi di G8 che in realtà non ci sono stati, su crisi economiche oramai superate, su segnali di ripresa che si scorgono da un orizzonte di cartone, in perfetto stile "Truman Show", dove il cielo azzurro è dipinto su una parete di cemento, ci sono seri studiosi che, lungi dal creare allarmismi inutili, analizzano la realtà dei fatti. Anche il recente studio di Censis-Confcommercio e Federconsumatori mostra la riduzione sensibile del potere d'acquisto delle famiglie italiane che si trovano sempre più indebitate e nella morsa di continui finanziamenti, veri e propri dissipatori di stipendio. I dati dell'Istituto di Studi ed Analisi Economica, organo collegato al Ministero del Tesoro, parla di un calo del PIL del 5.3% per il 2009, ma poi ricorda che il peggio è passato...sul finire dell'articolo ricorda, però, che il tasso di disoccupazione da un 6.7% del 2008 arriverà ad un 9.3% nel 2010. Dunque il peggio è passato? Ma per chi? Forse sono astute forme di propaganda per rassicurare o meglio confondere l'opinione pubblica che il paziente Italia è moribondo ma in via di miglioramento! Riportiamo una intervista a Jean Paul Fitoussi, docente all' Istituto di Studi Politici di Parigi dal 1982 oltre che presidente dell'osservatorio francese delle congiunture economiche (OFCE) dal 1989, membro del consiglio scientifico dell'istituto "Francois Mitterand". Inoltre presidente del consiglio scientifico dell'IEP di Parigi dal 1997 e membro del Consiglio di analisi economica del Primo ministro. L'intervista è tratta dal "Sole 24ore" del 8 maggio 2009
«È evidente che un processo politico che porti a una vera riforma delle istituzioni di controllo del sistema economico e finanziario internazionale è ovviamente molto complesso. Riuscire ad arrivare a forme di governo globale che non lascino fuori nessuno, che siano davvero inclusive, è un obiettivo che incontra resistenze anche fra quelle istituzioni, come l'Fmi o la Banca Mondiale, che non hanno fatto bene il loro lavoro».
Per Jean-Paul Fitoussi, professore all'Istitut d'études politiques di Parigi e alla Luiss di Roma, oltre che presidente dell'Ofce, l'Osservatorio francese delle congiunture economiche, la «Lezione per il futuro», perché una crisi così profonda come quella che stiamo attraversando non si ripeta, è in primo luogo un ripensamento della governance globale. «Mi rendo conto che anche quella portata dallo Shadow Gn è una battaglia donchisciottesca. Anche se l'ostacolo più grande da rimuovere, più ancora di quello rappresentato dalle lobby, è un ostacolo di tipo culturale».
«Idee e regole per il mondo dopo la tempesta» è la proposta di Guido Tabellini. Secondo lei, ora, come si volta pagina?
Occorre acquisire innanzitutto sul piano della dottrina culturale un dato di fatto del mondo attuale. E cioè che ci siamo spinti troppo oltre nel processo d'inasprimento delle diseguaglianze. Diseguaglianza all'interno dei singoli paesi e diseguaglianza a livello globale.
Pensa alle diseguaglianze di reddito o alle diseguaglianze di ricchezza?
Penso ad entrambe. Se c'è qualcosa che questa crisi dimostra, è il fatto che un mondo nel quale le diseguaglianze sono così acute non è sostenibile, va inevitabilmente in crisi, prima o poi.
Lei quindi afferma che la crisi della domanda globale è legata alla mancanza di equità distributiva?
Io dico che non solo i guai dell'economia reale, ma anche la crisi finanziaria dipendono dall'eccessiva sperequazione di reddito e ricchezza. Schematizzando fino a fare quasi una caricatura, possiamo dire che esistono due tipi di popoli: un popolo che spende tutto il suo reddito e un popolo che ha troppo reddito per riuscire a spenderlo. Dunque quello che spende tutto, quando la diseguaglianza aumenta, subisce una riduzione relativa del proprio reddito e per questa strada la domanda scende. Quelli che invece non possono spendere tutto il loro reddito comprano degli asset (finanziari, immobiliari) e cercano una redditività molto alta. In tal modo si creano due problemi: uno è l'insufficienza di domanda, l'altro è un meccanismo che tende sistematicamente a generare bolle speculative. Il problema è che quando le bolle speculative scoppiano si scopre qual è la realtà vera.
E cioè?
Si scopre che la gente per mantenere il proprio tenore di vita ha dovuto contrarre prestiti. E dunque la bolla si è creata perché non c'era più sostenibilità per un debito privato sempre più grande. E quando il debito privato arriva al suo limite, la bolla esplode.
È la situazione nella quale si trovano essenzialmente gli Stati Uniti...
No, adesso ci troviamo con un grosso problema di domanda nel mondo. Più in generale, penso che lo scandalo etico del nostro tempo stia nella globalizzazione della povertà, diffusa ormai anche nei paesi ricchi e ancora più nell'accettazione di un grado insostenibile di perequazione nei paesi democratici.
Però scusi, ma negli ultimi decenni ci sono anche milioni di persone che sono uscite dalla povertà grazie allo sviluppo economico.
Certo. Ad esempio, per via dello sviluppo in Cina centinaia di milioni di persone sono uscite dalla povertà e questo ha contribuito a ridurre le diseguaglianze tra i paesi. Però i dati più recenti dell'Fmi indicano anche che le diseguaglianze interne ai paesi sono relativamente importanti e risultano in aumento a partire dal 1990. Se poi consideriamo le ineguaglianze nello sviluppo umano tra i paesi più ricchi e i paesi più poveri, vediamo che da tre decenni domina l'inerzia. Le disuguaglianze nello sviluppo umano fra ricchi e poveri ricordano le posizioni di Achille e della tartaruga nel paradosso di Zenone: la distanza che li separa resta incolmabile.
Avete messo delle raccomandazioni anti-povertà tra quelle inviate dallo Shadow Gn ai governanti del G-8?
C'è un intero set di raccomandazioni, tutte finalizzate a invertire l'attuale tendenza della distribuzione del reddito e al sostegno della domanda aggregata nel medio lungo termine.
8 maggio 2009
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