Monday, June 22, 2009

SOS Amazzonia


Se ci fosse la possibilità di umanizzare il nostro pianeta, l'Amazzonia rappresenta i nostri polmoni, tanto è vitale l'apporto di ossigeno e protezione che questa giungla immensa fornisce alla Terra. Circa 5 milioni e mezzo di km quadrati, che conservano nel suo ecosistema millennario due milioni e mezzo di diverse specie di insetti, decine di migliaia di piante diverse tra loro, 2000 varietà di mammiferi ed uccelli, un patrimonio inestimabile, la realizzazione tangibile della potenza naturale. Un paradiso interminabile che l'uomo ha reso mortale e attaccabile, una vastità verde che adesso può vedere pericolosamente i suoi limiti, che è quotidianamente depauperata e dove i suoi antichi abitanti sono trattati come abusivi dell'ultima ora. L'ultimo Rapporto di GreenPeace sull'Amazzonia, pubblicato i primi di giugno, è un atto di accusa eterogeneo, indirizzato equamente tra 1) il governo Brasiliano che stanzia fondi per la foresta ed allo stesso tempo finanzia le Corporation accusate di danneggiarla, con la "Banca Nazionale Brasiliana per lo Sviluppo"; 2) i colossi economici che esportano pelli e carne in tutto il mondo, non si verifica se la provenienza è legale o meno; 3) il pessimo coordinamento tra i vari Enti governativi che gestiscono la foresta e 4) la complicità, magari inconsapevole, dei vari marchi internazionali nel settore alimentare, delle calzature, dell'arredamento e delle auto, che riempiono il mercato mondiale di consumatori/conniventi che contribuiscono con i loro acquisti ad alimentare questa devastazione, GreenPeace con l'aiuto di una documentazione e di dati accurati, ha potuto delineare la situazione della foresta più famosa del mondo. Grazie anche alle immagini satellitari è risultato che, tra il 2006 e il 2007, più del 90% delle deforestazione in Amazzonia è illegale!! Il taglio indiscriminato di alberi e vegetazione dipende dalla necessità di suolo a pascolo per il Brasile. Il paese è,infatti, il più grosse esportatore di carne a livello planetario, primeggia, insieme alla Cina, anche nelle esportazioni di pelle bovina nel mondo. Questo comparto economico è quintuplicato dal 1998 al 2008 ed il governo brasiliano ha annunciato investimenti ulteriori per 41 miliardi di dollari. L'80% delle deforestazione nel paese è causata dalla richiesta di pascoli per allevamenti. Secondo le ultime stime in Amazzonia scompare un ettaro di foresta ogni 18 secondi!! Questa selva tiene bloccati tra gli 80 ed i 120 miliardi di tonnelate di carbonio, la sua distruzione sarebbe anche la nostra. Le multinazionali responsabili di questa diffusione di irresponsabilità, che tutti pagheremo, sono: il Gruppo Bertin, colosso dalle innumerevoli ramificazioni nei settori alimentari, ma anche energetici e cosmetici, è il primo esportatore di pelle bovina al mondo; JBS, azienda leader nella produzione e commercializzazione della carne bovina nel mondo e la Manfrig il quarto esportatore al mondo di carne dal Brasile. Queste multinazionali godono anche di aiuti statali: tra il 2007 ed il 2009, hanno beneficiato di 2,65 miliardi di dollari dalla Banca Nazionale per lo Sviluppo. Dalle indagini di Greenpeace si è risaliti ai vari fornitori di queste compagnie, ricostruendone la filiera commerciale in giro per il mondo. Gran parte della produzione venduta a Bertin, JBS e Marfrig proviene da fattorie implicate nella deforestazione illegale in Amazzonia. In alcuni siti, grazie alle indagini durate 3 anni, si utilizza manodopera ridotta in schiavitù. Dai mattatoi queste pelli, parzialmente lavorate, raggiungono gli stabilimenti autorizzati, spesso lontani migliaia di km, con una alta probabilità di camuffare le provenienze o alterare i certificati. Negli Stati Uniti "Bertin" rifornisce il mercato per il 30%, grazie ad un'altra multinazionale la Eagle Ottawa, che distribuisce per BMW, Ford, Honda, Toyota e tanti altri. Bertin è presente anche in Cina, per produttori locali che confezionano calzature per Nike, Adidas, Reebok. L'Inghilterra importa il 40% di carne trasformata (in scatola,precotta) dal Brasile, per il 90% questi prodotti provengono da JBS, Mafrig e Bertin. Il quotidiano "The Guardian" si chiede se davvero i supermercati sono imputabili di queste accuse, mentre i diretti interessati si dicono certi della regolare provenienza delle merci garantite da "Bertin", oppure si impegnano a ricontrollare che i prodotti non abbiano effettive connessioni con queste fattorie illegali. Anche l'Italia, come primo importatore di pelle dal Brasile, deve fare un bel pò di autocritica. I gruppi importatori sono "Rino Mastrotto Group" e "Gruppo Mastrotto" che ricevono forniture continuate di pelle da Bertin. Tra i clienti degli importatori italiani troviamo Geox, Gucci, Hilfiger, Louis Vuitton e Prada. JBS,inoltre, è partner del gruppo Cremonini, per il 50%. Quest'ultimo marchio è il fornitore esclusivo delle Ferrovie Italiane e delle Ferrovie Francesi. Anche Kraft Food Italia con la sua creatura Simmenthal, vanta tra i suoi fornitori Bertin e JBS. Un acquirente dovrebbe prestare le dovute precauzioni anche nel settore dell'arredamento: il gruppo Natuzzi, quello di Divani&Divani ha tra i suoi fornitori "Bertin" ma non solo, sempre il gruppo italiano rifornisce con la propria produzione anche IKEA e i magazzini "Macy", insomma una matassa intricata, una serie di passaggi logistico-commerciali che dalla foresta arrivano fin dentro le nostre case e in quelle di milioni di ignari consumatori.
Il presidente Lula parrebbe in prima linea per salvare e proteggere il polmone del mondo: ha istituito, a fine 2008, il Fondo per l'Amazzonia, con l'obiettivo di raggiungere i 21 miliardi di dollari entro il 2021, per adesso solo Norvegia e Germania si sono impegnate, provvedendo a finanziare questo progetto. Il governo, poi, sta cercando di far passare due disegni di legge: una è la 6424/2005 in cui si raddoppierebbero le percentuali di foresta da convertire in attività produttiva, dentro una proprietà privata, quindi un incentivo ad aumentare il taglio degli alberi. La seconda proposta, la 458/09, è promossa dal governo come la legge "salvaforesta". Sul "Pais" si spiega che si snellirà la procedura per divenire proprietari di aree di selva per un massimo di 1500 ettari, per un totale di 290000 regolarizzazioni o condoni (vista da prospettiva italica), ma a patto che si provveda a riforestare quelle aree. I coltivatori riceveranno anche una piccola rendita al mese. Greenpeace ed altre associazioni ambientaliste hanno storto un pò il naso: questa legge, di fatto, favorirà numerose imprese che già sfruttano la giungla e che si servono di prestanome per non comparire negli atti. In pratica tutti quelli che hanno occupato aree di Amazzonia illegalmente, adesso potranno essere regolarizzati, per continuare nella loro opera di abbattimento. La legge parla di reinforestare quelle zone, ma la scarsa coordinazione tra enti, la vastità del territorio e la corruzione, saranno ostacoli facili da superare? Nelle ultime 3 decadi la foresta ha perduto un quinto della sua superfice, e la percentuale di deforestazione è andata aumentando nell'ultimo anno. I governi fanno leggi a favore dell'Amazzonia, le multinazionali assicurano una filiera commerciale rispettosa dei diritti umani e dell'ambiente, i grandi marchi garantiscono la loro estranietà ai fatti, ma allora di chi è la colpa? Siamo cittadini non di un paese, o di una metropoli e di un villaggio, ma cittadini mondiali, finchè non amplieremo i nostri orizzonti e finchè non saremo davvero civilmente responsabili delle nostre azioni, non potremo, con i nostri acquisti, cambiare davvero le politiche devastanti di qualche marchio commerciale. Per aiutare in qualche modo Scrivi anche tu (clicca qui) ai presidenti e governanti mondiali(President Barack Obama, United States of America, President Hu Jintao, People’s Republic of China, President Luiz Inacio Lula da Silva, Brazil President Nicolas Sarkozy, France
Prime Minister Gordon Brown, United Kingdom, Chancellor Angela Merkel, Germany) per fermare questo disastro devastante sulla foresta amazzonica.
Sono già più di 23000 le richieste inviate!!!

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