Sunday, November 9, 2008

Il Giornalismo inutile di Libero


Il maghetto saputello Vittorio Feltri ed il suo quotidiano "Libero" hanno ancora la voglia di giocare con le parole, di mischiare le carte, di scrivere per il gusto di riempire una pagina bianca. "Libero" per nascere si è registrato al Movimento Monarchico Italiano, per ricevere il finanziamento pubblico dell'editoria e beccarsi 5 milionicini di euro per appena 100000 copie, che ovviamente paghiamo noi. Ma i suoi articoli sono delle vere perle (di plastica) di saggezza. Nel numero di Sabato 08 Novembre attacca i fannulloni che vogliono laurearsi in Lettere o in materie umanistiche in generale, quando potrebbero benissimo fare il falegname o l'elettricista che servono più che mai nel mercato. Macchè studiare, purtroppo non è lo stato che dovrebbe garantire diritti per tutti, ma il cittadino che se vuole lavorare davvero dovrebbe andare a fare l'idraulico. Dai dati OCSE sulla disuguaglianza sociale si sottolinea come questa sia (www.oecd.org)andata aumentando in Italia negli ultimi 20 anni. La ricchezza é distribuita in modo più diseguale rispetto al reddito: il 10% più ricco detiene circa il 42% del valore netto totale. In confronto, il 10% più ricco possiede circa il 28% del totale del reddito disponibile. Tanti soldi sono dati con grande disinvoltura ai Feltri e pseudogiornalisti vari che scrivono, scrivono ma non sanno di quello che parlano. Secondo l'Associazioni Artigiani e Piccole Imprese, che analizza il dato tra numero di imprese aperte e cessate nell'ultimo anno, il saldo di questi primi 9 mesi è pesantemente negativo con un -13000 che dimostra le palesi difficoltà del paese. Il dato assume valenza ancor più negativa se si confronta con quello dei primi 9 mesi 2007, il dato era in attivo di 10000 imprese, lasciamo perdere il 2006 dove il saldo segnava addirittura 46 mila imprese in più!! Secondo un articolo apparso su "Repubblica-Affari e Finanza" del 31 Marzo 2008, le imprese italiane spendono circa 15 miliardi all'anno per costi burocratici. Il 76% di questa immensa somma è a carico degli artigiani. La disfunzione sociale del paese si vede nella sezione ritardi: per pagare le tasse ci vogliono in media 360 ore, contro una media di 160 in Europa, naturalmente tasse più salate rispetto a quasi tutti i paesi europei. Anche per incassare i piccoli imprenditori devono dannarsi l'anima: un assegno di un cattivo pagatore, ottenuto per via giudiziaria viene saldato in più di 630 giorni in Italia, contro i 143 giorni della media europea!! Anche il comparto energetico italico costa alle piccole imprese il 22% in più che nel resto d'Europa. Recentemente, infine, è uscito un paio di mesi fa il rapporto della Banca Mondiale sui tempi per aprire una impresa (http://www.dedonno.net/?p=1020). Su una classifica di 181 paesi, su dati che vanno dal pagamento tasse, all'accesso ai crediti, ai tempi di apertura e chiusura di una stessa, il nostro stato è 65°, lontano dal gruppetto dei paesi industrializzati racchiuso nei primi 30 posti! Siamo 156° su 181° come tempi di giustizia civile!!! Per dovere di cronaca i primi 5 paesi sono: Singapore, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Honk Kong-Cina e Danimarca. Invece di valutare con serietà i problemi ed i limiti di una nazione che sta perdendo il passo della competizione internazionale, si preferiscono notizie a casaccio, giusto per confondere le idee. Il sistema Italia è oramai un groviglio intricato di problemi, molto distante da semplicistiche soluzioni di destra o di sinistra, qui l'incapacità è apartitica....Oh Feltri Maremma Cinghialaaaaaa

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