Monday, November 17, 2014

Il più pericoloso Virus del Pianeta Terra


Un articolo apparso su Maremma Cinghiala nel Marzo del 2011 con un titolo provocatorio "Il Virus dell'Uomo (questo il link) iniziava in questo modo " Una specie animale o vegetale se cresce numericamente in maniera preponderante e spropositata mette a repentaglio l'intero sistema circostante in termini di risorse per sfamarsi, di spazio vitale dove muoversi e di rifiuti prodotti. La razza umana non può esimersi da questo postulato. Il mammifero uomo si è moltiplicato in maniera sconsiderata, grazie ai progressi della scienza, grazie a nuovi farmaci che hanno debellato malattie e virus, nel passato cosiderati mortali. Come per qualsiasi altra specie il nostro numero risulta sproporzionato e questo danneggia inesorabilmente le altre specie animali e vegetali in termini di fonti in maniera insostenibile. Se a questo si aggiunge che i nostri modelli di sviluppo sono ancora basati su processi e metodologie altamente inquinanti e depauperanti per il pianeta e che si deve moltiplicare il tutto per i quasi 7 miliardi di individui presenti sul globo terrestre ed i futuri 9 miliardi tra poco meno di 30 anni, le previsioni non sono così floride."
Mi fa sorridere amaramente quando leggo notizie in cui si riporta come in Asia o Africa o altre zone, tigri, orsi o grossi predatori hanno attaccato un villaggio o le periferie di una città. Credo che questi splendidi animali se ne starebbero volentieri nella foresta se ve ne fosse ancora una con le dovute dimensioni per permettere alle su citate creature di cacciare e muoversi indisturbati. E' la Società del Paradosso.
Un pianeta che non può crescere indistintamente popolato da una razza dove le parole "crescita", "sviluppo", "aumento" sono considerate i cardini economici e sociali per il presente ed il futuro.


Questo il link dell'articolo originale in inglese dal titolo: " Overpopulation fuels Climate changes: Breeding ourselves to extinction." che evidenzia la stretta connessione tra sovrapopolazione e cambiamenti climatici
Overpopulation Fuels Climate Change: Breeding Ourselves To Extinction - See more at: http://newsjunkiepost.com/2014/11/14/overpopulation-fuels-climate-change-breeding-ourselves-to-extinction/#sthash.REyP4LbS.dpuf
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Le Nazioni Unite hanno organizzato innumerevoli incontri sui cambiamenti climatici, spesso con zero risultati eccetto per la montagna di rapporti e promesse non mantenute. I Leader del G20,  dopo numerosi ed allarmanti proclami, hanno deciso di risolvere il problema con qualche miliardo di dollari. Così come la negazione dei cambiamenti climatici è sempre più sbagliata, allo stesso modo una discussione sulla sovrappopolazione mondiale, legata ai mutamenti climatici, rimane un taboo. Possiamo garantire che niente verrà raggiunto. Se siamo davvero seri sulla riduzione della nostra "impronta ecologica" nell'ambiente, dobbiamo anche ripensare a questo modello di Capitalismo imperfetto che punta ad una crescita economica infinita, ed iniziare a pensare a ridurre il numero degli esseri umani su questo pianeta.
La Sovrappopolazione va discussa nel contesto del cambiamento climatico. L'ostacolo maggiore è stato il considerare come principali obiettivi di questa riduzione i paesi Asiatici ed Africani, con finalità eugeniche verso bambini di colore. In realtà ci sono troppi bambini di qualsiasi razza, specie nei paesi industrializzati con alti tassi di consumo di risorse.
La popolazione mondiale ad oggi è di circa 7 miliardi e 270 milioni di individui ed il suo tasso di crescita è di un nascituro al secondo, roba da confondere chiunque. Il mezzogiorno di ogni giornata vede già 205 mila nascite contro 84 mila decessi. Banalmente i continenti più popolosi sono Asia ed Africa, mentre se parliamo di Paesi ad altissima densità troviamo Cina, India, USA, Indonesia, Brasile, Pakistan, Nigeria, Bangladesh, Russia e Giappone. D'altro canto gli Stati più industrializzati che hanno il maggior impatto di combustibili fossili, contribuiscono all'onere maggiore per quanto riguarda la relazione sovrappopolazione-cambiamento climatico. Nello specifico troviamo per che per il 2012 Cina, USA e Unione Europea hanno contribuito al rilascio nell'atmosfera del 56% dello totale mondiale del Co2: 29% Cina, 16% gli USA e 11% EU. Seguono India e Russia, al quarto e quinto posto con, rispettivamente, il 6% e il 5%. Il Resto del mondo produce il restante 33% del Co2 quindi la restante Asia, l' Africa, Australia, centro e sud America.
Secondo Paul e Ann Ehrlich ( Biologo americano il primo, moglie ed autrice di numerosi testi sulla popolazione la seconda) che hanno studiato l'aumento di popolazione da decenni, l'impatto negativo della nostra specie sul nostro stesso sistema di vita può essere riassunto nell'equazione I= P x A x T. In questa equazione I è l'impatto della popolazione che è uguale al suo numero P, moltiplicato per il consumo pro capite A ed infine moltiplicato per l'energia richiesta dalle attuali tecnologie T per supportare quel consumo. Da questa analisi gli Stati Uniti risultano il paese maggiormente sovrappopolato del globo. La rapidità di crescita di consumi di Cina ed India e il "desiderio globale" di seguire i modelli Statunitensi potrebbero avere effetti devastanti in appena 25 anni.
La popolazione umana avrebbe dovuto affrontare le prime violente carestie già dagli anni '70, ma è stata salvata dalla scienza moderna. In particolare Norman Borlaug, il padre delle "Rivoluzione Verde" che ha permesso alla produzione mondiale di cibo di essere sostenuta sempre di più dalle fonti fossili invece che dall'energia solare. Il traguardo raggiunto è una dipendenza notevole verso i fertilizzanti industriali che richiedono grossi quantitativi di carburanti per funzionare. A questo va aggiunto un'agricoltura industriale sempre più meccanizzata e affamata di idrocarburi. Il prezzo del cibo, dei fertilizzanti e dei combustibili si è sovrapposto. Oggi, per esempio, possiamo dire che 3.5 litri di petrolio possono produrre mezzo Kg di manzo. Di conseguenza l'idea di un petrolio economico viaggia di pari passo con quella di un cibo altrettanto conveniente. Ma ci sono 3 problemi con questo pensiero moderno: il petrolio è un prodotto finito, secondo il petrolio poco caro ed abbondante posticiperà il collasso della popolazione umana che avrà un numero di abitanti ancora maggiore e terzo tutto questo petrolio finirà nell'atmosfera come anidride carbonica.
Secondo un Rapporto del Novembre 2014 della IEA (International Energy Agency), prevede che le risorse energetiche del pianeta fino al 2040 non dovrebbero andare incontro a nessun tipo di carenza. Secondo queste proiezioni fino al 2040, il mondo consumerà le fonti quali petrolio, gas e carbone con un rapporto di 1:1 con le fonti "verdi", solare, eolico e nucleare. L'espansione del "Fracking" (tecnica che frattura le roccie nel sottosuolo per recuperare giacimenti di carbone, gas ecc) aiuterà a mantenere il costo delle fonti fossili sostenibile ed abbondante. Questi dati più una previsione di un aumento della popolazione mondiale di circa 2 miliardi di individui richiederà un aumento di fabbisogno energetico del 37% entro il 2040. Un crescita vertiginosa che implica un'ulteriore emissione di agenti inquinanti nell'atmosfera con un aumento della temperatura terrestre di 3.6 gradi C. entro il 2100. Questo, secondo la IEA, è uno scenario catastrofico.
Circa 20 anni fa, quando la popolazione era più di 5 miliardi e mezzo di persone, si consumava il 40% della produttività primaria del pianeta. In altre parole il 40% dell'energia solare convertita in materiale organico veniva consumata da una singola specie animale: l'uomo. Stiamo velocemente raggiungendo il "punto critico" per il pianeta della sesta estinzione di massa della sua storia, attribuibile alla stupidità umana. Il pianeta non può in nessun modo sobbarcarsi un ulteriore raddoppio di popolazione. A prescindere se ci sono o meno fonti fossili per sostenere questo raddoppio demografico, i cambiamenti climatici anticiperanno i tempi con inondazioni, uragani, siccità prolungate, carestie dovute alla scomparsa di specie cardine per la nostra stessa ecologia, quali api, pipistrelli, dalla comparsa di sempre maggiori epidemie, nate dall'invasione della specie uomo in territori di altri animali. Questa sistema fuori controllo di sovrappopolazione, iperconsumismo e crescita continua sta tracciando un chiaro sentiero verso un suicidio collettivo.
La procreazione è ancora vista come una benedizione ed un traguardo di vita, sebbene sia una nozione obsoleta di un'era in cui servivano molte braccia per i campi, e l'aspettativa di vita era molto breve. In un mondo sovrappopolato il divenire genitore è un atto di godimento personale, l'ultimo atto di egoismo verso la società e verso i figli stessi, consegnati in un mondo in crisi. Finora l'unico paese che ha provato un controllo delle nascite è stato la Cina. Per 35 anni dal 1979 al 2014. L'impopolare politica cinese di un figlio per coppia ha evitato che la popolazione crescesso più di 400 milioni. Recentemente il trend capitalista del paese per aumentare il proprio mercato di beni da vendere ha permesso di alleggerire questa legge e aumentare il limite a due figli per coppia.
Il controllo delle nascite deve essere un mantra a livello globale e dovrà essere raggiunto senza forzature. Nella maggioranza dei paesi industrializzati la maternità comporta delle riduzioni fiscali ed ulteriori benefici. Dovremmo andare al contrario, tassazione più pesante in proporzione al numero di figli e esenzioni per chi non ne ha. Il concetto che i figli sono un peso per la società e non una benedizione andrebbe discusso con maggior serietà. Per avere un futuro come specie il numero della popolazione deve diminuire ed i consumi conseguentemente. Il Capitalismo va sfidato e deve essere adottato un modello di "decrescita". Se vogliamo davvero risolvere il problema dei cambiamenti climatici dovremo iniziare a considerare quello della sovrappopolazione.
India, the United States, Indonesia, Brazil, Pakistan, Nigeria, Bangladesh, Russia and Japan - See more at: http://newsjunkiepost.com/2014/11/14/overpopulation-fuels-climate-change-breeding-ourselves-to-extinction/#sthash.hPRrPBAZ.dpuf

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