Wednesday, May 20, 2020

Tutto normale, c'e' la Pandemia




Una serie di articoli tradotti da riviste autorevoli, organizzazioni e gruppi accreditati sulle tematiche di questo inizio 2020 che ha visto il pianeta, per la prima volta a memoria d'uomo, letteralmente fermare la vite di milioni di persone, paralizzando di fatto piccoli e grandi economie, flussi turistici e gesti quotidiane ritenuti quasi banali per la loro consuetudine.

Il primo e' un articolo apparso nell'Aprile del 2020 sulla rivista "The Ecologist" dal titolo molto significativo " Coronavirus, la normalita' era il problema".

E' iniziata dai confini dell'epidemia dove la deforestazione e la distruzione degli ecosistemi ha permesso ad agenti patogeni di "attaccare" o farsi come "ospitare" dagli esseri umani. Infezione dagli animali all'uomo. Almeno il 60% dei nuovi agenti patogeni per l'uomo si riversano dal mondo animale in quello delle comunita' locali. Alcuni accusano i gruppi locali in queste aree di pandemia, colpevoli di mangiare pipistrelli e di deforestare per le coltivazioni. Trump lo chiama il "Virus Cinese", un esempio calzante per incolpare la zona di origine della pandemia. Come incolpare la pianta di tabacco e non le Multinazionali del fumo per i danni che causano. Sappiamo che deforestazione e la distruzione degli ecosistemi sono realizzati da progetti agroalimentari finanziati dal capitalismo globale. Grazie  a questo circuito globale i virus degli animali consumati passano all'uomo ed in poche ore o giorni si ritrovano nelle periferie e nei centri nevralgici del mondo: New York, Singapore, Londra e tutte quelle metropoli da dove si origina il capitale. Oppure il virus si propaga in centri di smistamento regionale, come Wuhan ci ha insegnato.
Cosi' lavora l'offerta per quanto riguardo il virus: questo e' normale fino a che il capitale alimenta la sviluppo, e quest'ultimo a sua volta contribuisce alla distruzione dell'ambiente, lo stesso ambiente che potrebbe evitare la trasmissione di virus da animali ed esseri umani. L'offerta e' una minaccia per la salute umana e andrebbe riconsiderata, in rapporto al nostro attuale modello  di sviluppo.
Ma la pandemia richiede che queste metropoli abbiamo un sistema sanitario scadente o comunque deficitario, non pronto ad affrontare un virus nell'arco di pochi giorni. Un problema subdolo, causato de questo modello di sviluppo economico, scatena una pandemia mondiale che mette seriamente a rischio il sistema economico stesso.
In poche parole questo coronavirus e' quasi un risultato dell'irrisolta crisi finanziaria del capitalismo globale finanziario del 2007/08. La crisi globale del 2007/08 e' stata fondamentalmente gestita dallo Stato che iniettava denaro pubblico nel settore finanziario. Una volta salvato, il capitale ha continuato ad espandersi. I costosi progetti di stimolo ed accumulo, come quello Cinese, denominato "Go West" , ha sacrificato la natura in maniera ancora maggiore rispetto a prima, nonostante il cosiddetto sforzo "globale" per frenare il riscaldamento globale. Questo ha distrutto ulteriormente habitat naturali ed i loro abitanti, sia direttamente con mega progetti di costruzioni, sia indirettamente con il cambiamento climatico.
Il settore maggiormente colpito e' quello sanitario, dove si assiste ad una mancanza di fondi da parte dello Stato, impegnato a pagare i propri debiti con enti internazionali e finanziari.
I consiglieri economici americani avevano avvisato la Casa Bianca di un possibile impatto disastroso per l'economia in caso di pandemia. L'Intelligence aveva anche avvertito il Governo statunitense di un coronavirus che si stava diffondendo nel paese asiatico, gia' a Novembre. La macchina governativa americana non ha preparato nessun piano ed ha lasciato che il business continuasse come al solito: il profitto prima, salute poi. Quindi e' stato considerato normale dallo Stato avere meno posti letto e respiratori nel comparto sanitario. La Nazione non e' il suo popolo ma il suo mercato (Judith Butler).
Il Capitale, in questi anni, ha creato problemi e lacune che i Governi hanno spesso sanato e riempito con denaro pubblico, mentre le democrazie sono state erose in ogni lato. Molti Stati hanno rivelato profili piu' autoritari, in Asia per esempio. Le proteste della Cambogia nel 2014, della Corea nel 2016 e di Honk Kong nel 2019 ne rappresentano un esempio.
L'autoritarismo non e' esclusiva del sud del mondo ma anche di tutti quei paesi ricchi dove la democrazia si e' lentamente ritirata e la prosperita' comune non piu' una questione pubblica.
Il motto "Business as usual" non e' piu' fattibile su questo pianeta e l'ideologia del mercato libero sembra essere senza senso adesso. Il mercato non puo' reggersi sulle proprie gambe senza un supporto statale.
Rimanendo in tema ecco qualche passaggio di alcune ricerche della FAO su di un argomento che non viene spesso discusso dai fautori dell'ambiente, da associazioni, politica, singoli, anzi viene frequentemente ignorato, forse perche' va a toccare argomenti sensibili al palato ed al nostro modo di alimentarci.
Il 14.5% di tutte le emissioni mondiali di gas serra vengono da allevamenti intensivi di animali: sopratutto bovini, produzione di mangimi, pascoli, la lavorazione delle carni, trasporto, stoccaggio e cosi via.
L'Associazione ambientalista "Global Forest Atlas", costola "verde" della Universita' di Yale ci ricorda come il boom agricolo e la sua crescita vertiginosa degli ultimi 50 anni, hanno seriamente danneggiato ecosistemi e biodiversita'. Monoculture intensive che hanno cancellato territori, flora e fauna, senza scampo. Un pianeta che ha fame o che spreca? L'80% delle deforestazione mondiale (dati 2000/2010) e' causata dall'industria agricola, il 30% in Africa e addirittura il 70% nell'America Latina. Coltivazioni di soia, olio da palma e pascoli di bestiame. i rischi vengono dalle coltivazioni aggressive, specie per i suoli tropicali che si impoverisconi, si avvelenano, spesso inquinando anche laghi e fiumi.
E che dire del piu' recente rapporto dell'IPCC, datato settembre 2019, dove il contributo agricolo alla produzione di gas serra sul pianeta e' in questo caso del 23%. I recenti incendi in Amazzonia per ripulire le foreste e consegnarle agli allevamenti. Ritmi di disboscamento insostenibili, con una popolazione sempre piu' numerosa ed affamata.
Cina ed India stanno aumentando considerevolmente la domanda di carne. Se aumenta quest'ultima ci saranno piu' allevamenti, piu' richiesta di terra, piu' campi coltivati per sfamare le mandrie che poi sfameranno le popolazioni del globo: ci stiamo letteralmente divorando vivi.
Se questa e' ed era la "normalita'" prima di questo virus, forse dovremmo farci piu' di una domanda, cercare di ampliare il nostro sguardo, indirizzandolo ad una prospettiva piu' globale. L'esplosione del virus, le quarantene forzate e con cio' il collasso di una economia inadeguta ad un evento cosi' annunciato, ma sempre ignorato dal motore del pianeta lanciato a mille. Un sistema "normale" che ha gradualmente inaridito il comparto sanitario e di sostegno sociale dei Paesi cosi' detti avanzati, dirottando i fondi su salvataggi di banche e sistemi finanaziari, o su armamenti, preparando il terreno di una societa' dai muscoli pompati ma dalle gambe tremolanti. Una societa' dove il sistema immunitario e' stato bombardato da diete iperproteiche (proteine animali) e non credo fossero tutte carni biologiche da allevamenti liberi e spensierati. Un sistema immunitario indebolito da stress, inquinamento, zuccheri raffinati, fumo ed abuso di alcool. Prodotti che la grande mangiatoia planetaria ci offre nelle nostre vite.
Eppure vediamo Paesi che si accusano a vicenda, che calcolano quando potranno tornare a produrre e battere cassa come prima, che si azzannano su di un osso, spinti da un credo posticcio e politico, come se questo fosse una colpa delle sinistre o delle destre. Questo e' il collasso di un modello e di uno stile che sopratutto le Nazioni cosi dette "sviluppate" hanno generato, testato e diffuso ai quattro angoli del globo, forgiando le menti e le conseguenti ambizioni di generazioni e generazioni: il profitto, il dominio sulla natura e sugli altri uomini, l'arroganza, l'esaltazione della supremazia umana. Proprio quest'ultima,  diviene cosi' piccola ed insignificante davanti al destino, il nostro, che ogni giorno ci cuciamo addosso.
Ultimo, ma non per ordine di importanza, il tema, spesso tabu', della sovrappopolazione. Ad oggi, 20 maggio, siamo quasi 7 miliardi e 800 milioni di individui. Un articolo del 2015 del National  Georgrafic, riporta che un' area grande quanto l'America Latina viene utilizzata per l'agricoltura. Sicuramente e' un tema molto dibattuto, molti lo considerano quasi una bufala, altri invece uno dei vari fattori che contribuisce all'emissione di gas serra nell'atmosfera. I governi non dovrebbero imporre delle regole su questioni che riguardano la sfera privata e sacra di ognuno, piuttosto dovrebbero basarsi su dati empirici che ci mostrano che laddove e' piu' sensato economicamente, si hanno pochi figli. Nei Paesi in via di sviluppo le donne con un livello di educazione piu' completo e strutturato tendono ad avere meno prole (articolo del NYT). Sempre secondo l'articolo della testata americana si nota come la mancanza di contraccetivi interessa 222 milioni di donne nel mondo, secondo uno studio con circa 4 miliardi all'anno si eviterebbero 54 milioni di nascite indesiderate.
Se ancora non fosse stato compreso da qualcuno ( purtroppo non mi stupirei),il  ritorno ad un equilibrio ed a un dialogo armonico con la terra devono essere un imperativo del post virus. L'uomo deve fermare il suo monologo e tornare a comunicare con il proprio ambiente, col mondo. Non dimentichiamoci i disastri ecologici di inizio 2020: gli incendi in Amazzonia ed Australia e tutte le campagne contro le plastiche che adesso sembrano magicamente dimenticate. Un virus ci ha mostrato che il Re e' nudo, ma saremo disposti a vederlo?Maremmacinghialaaaaaaa

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