Tra il 22 ed il 25 maggio, nel vecchio continente, si terranno le Elezioni Europee per decidere chi siederà per altri 5 anni al Parlamento Europeo. Faccie più o meno sorridenti, appese ai muri delle nostre città lanciano slogan per convincere gli elettori che quella data potrebbe coincidere con il "cambiamento". Uomini e donne in passarella nei salotti televisivi discutono, si infervorano, rilanciano, accusano, promettono, in un gigantesco show che si ripete senza sostanziali novità, ma che sembra non annoiare mai il pubblico pagante.
Il futuro del continente passerà per un segno su un pezzo di carta colorato. Mai come in questo periodo si leggono articoli sull'importanza del voto, sul male assoluto dell'astensionismo, sulla responsabilità civile di ogni singolo cittadino di decidere per il proprio futuro.
Gli argomenti e gli slogan per convincere la "massa" a votare questo o quel Partito Politico, rispecchiano il livello culturale e cognitivo del Paese stesso, un livello basso, bassissimo a cui nessuno si scandalizza. La complessità delle proposte si compone di un paio di parole, al massimo tre, qualcosa diretto nella pancia della Nazione: meno tasse, lavoro sicuro, imprese forti, rilancio economico, e così via. In Italia, per esempio, con Berlusconi si discuteva per settimane sull'IMU, la tassa sulla prima casa, chi prometteva di toglierla e chi argomentava che sarebbero aumentanti altri balzelli come conseguenza. Tutto il male di un paese ruotava intorno a quel punto, le discussioni nei bar o nelle TV (difficile distinguere l'uno dall'altro) vertevano su questo specchietto per le allodole. Adesso la sceneggiatura è praticamente invariata ma cambiano gli attori protagonisti. C'è il giovane Matteo Renzi contro Grillo e quel poco che resta dell'opposizione politica italiana, c'è chi promette aumenti di "ben" 80 euro in busta paga e chi ribatte che serve ben altro per l'economia del paese. E via fiumi di inchiostro, pareri da esperti del settore, liti in tv. L'amo è li che galleggia e milioni di pesci riflettono quando e come abboccare. Qualità dell'istruzione, lavoro, barche di immigranti che affondano, frane, OGM, appalti truccati, evasione fiscale, sprechi della politica, auto blu, F35, spese militari, ospedali, inquinamento delle acque e dei suoli, rifiuti tossici, turismo di massa, suicidi per una disoccupazione da record, fabbriche che chiudono, giovani che fuggono all'estero, due governi consecutivi senza elezioni, mafia, camorra, droghe pesanti in aumento, alluvioni e dissesto idrogeologico, processi insabbiati, debito pubblico, grandi opere invasive ed inutili, sovranità nazionali svendute alle Multinazionali della globalizzazioni, no.... tutto si concentra se questi benedetti 80 euro: ci saranno o meno nelle buste paga del pubblico pagante?
In queste elezioni come in quele passate un forte astensionismo è un campanello d'allarme per due motivi:
1) Il popolo non crede in nessuna delle proposte politiche che si confrontano nel Paese, le reputa mediocri, prive di un programma efficace per il bene della Nazione. Il non voto è una protesta contro l'attuale classe politica. Si registra un distacco netto, ma temporaneo, tra l'elettore e le forze politiche.
2) Il popolo vede le elezioni come una grande bluff. Accorgendosi dell'inutilità del "votare" a prescindere da quale forza politica venga scelta. Comprende che il suo voto, come quello di milioni di cittadini, non influirà su nessun tipo di cambiamento, ma servirà solo a far credere che il popolo è ancora "sovrano" e non "suddito".
Questo livello è forse il più pericoloso, perchè mostra la presa di coscienza dei cittadini che i giochi sono già decisi in altre stanza, lontano da microfoni e domande indiscrete. La politica è solo il veicolo legale per somministrare le ricette imposte dalle più svariate Multinazionali ed elite al potere.
Un cittadino responsabile dovrebbe prima di tutto comprendere come funziona in Europa il Governo, chi decide, chi fa leggi, chi controlla ecc.
Il primo punto da chiarire subito è il ruolo del Parlamento Europeo, l'unico organo i cui rappresentanti sono eletti dal popolo. Una buona fetta di opinione pubblica crede, erroneamente, che sia lo strumento che crea le leggi per il progresso o meno del continente. In realtà la sua funzione è quella di controllo delle leggi insieme al Consiglio Europeo e di gestione del Bilancio dell'Unione.
Altra struttura è il Consiglio Europeo , dove vi prendono parte i Ministri dei diversi Governi in base ai temi trattati. Questo organo discute, modifica e approva la legislazione, insieme al Parlamento. La Presidenza del Consiglio dell'Unione Europea viene assunta a turno dai paesi membri per un periodo di 6 mesi, nella seconda metà del 2014 toccherà all'Italia.
La Commissione Europea è l'organo esecutivo vero e proprio dell'Unione, quello che promuove le leggi, controllate ed eventualmente emendate dal Parlamento e dal Consiglio. È composta da un delegato per Stato Membro: a ciascun delegato è tuttavia richiesta la massima indipendenza dal governo nazionale che lo ha indicato. Questa istituzione non è eletta dal popolo, ma comprende 28 commissari scelti tra le personalità di spicco dello stato membro di appartenenza. La Commissione è il vero fulcro in quanto dispone di un vero e proprio potere decisionale. La Commissione europea detiene il diritto d'iniziativa nel processo legislativo, la facoltà, quindi, di proporre la normativa sulla quale supervisionano poi il Parlamento europeo ed il Consiglio. Le sedute per decidere l'orientamento e le sorti dei popoli d'Europa si svolgono a porte chiuse.
Risulta abbastanza evidente che è quest'ultimo apparato che indirizza e plasma il futuro del Continente, non il Parlamento Europeo, che può certamente limitare in qualche modo le direttive della Commissione, ma non imporre le reali volontà popolari.
Chi va a votare non deciderà sui destini Comunitari, ma al massimo tenterà di arginare le leggi di un gruppo di persone che si riunisce e legifera a porte chiuse.
Se lo domanda anche il "Corporate Europe Observatory" (CEO), una Organizzazione di giornalisti ed esperti con sede a Bruxelles. Questo gruppo, sforna periodicamente dettagliati Report sui pericoli delle Lobby che minano, verosimilmente, il potere decisionale della Commissione Europea.
In uno dei suoi Rapporti intitolato "The Record of a Captive Commission", si legge: "Le Multinazionali europee stanno, con successo, manipolando la crisi a loro favore. Il ruolo della Commissione risulta basilare in questo percorso. Quest' ultima ha il monopolio delle proposte legislative, non è eletta dai cittadini, ma anzi si tiene a dovuta distanza. Le Lobby possono facilmente interagire con i loro finanziamenti per le più svariate tematiche."
La Commissione ha, inoltre, un ramo dedicato al mercato europeo e mondiale, per decidere su industrie e servizi. L'organo che coordina questo settore con il mercato del resto del mondo si chiama "Directorate General for Trade" (DC Trade).
Secondo il Rapporto del CEO almeno 119 incontri a porte chiuse hanno visto protagonista il DC Trade con Multinazionali e Lobby, ed una manciata con Sindacati e gruppi di consumatori. Nello scorso anno questi dibattiti privati hanno coinvolto "ACEA", la "Camera di Commercio USA", la "Fertilizer Europe" (Che riunisce le più grandi industrie di fertilizzanti chimici in Europa). Tra le sue associate troviamo l'industria di fertilizzanti spagnola "Fortiberia", tutt'ora sotto processo a Huelva, per aver utilizzato un'area industriale limitrofa alla città, sversando nel fiume locale, il Rio Tinto, sostanze tossiche e radioattive.
Ma la Commissione ha incontrato anche esponenti di case Automobilistiche come la Ford, Nigel Wicks, Presidente dell'Associazione Banchieri Britannici, l'Associazione Aereo Spaziale e per la Difesa Europea, gruppi finanziari come la "BCTT".
Il Rapporto del CEO continua sottolineando come per discutere e decidere sulla finanza europea ( giusto ricordare i milleseicento miliardi a pioggia per il salvataggio delle Banche) non si risparmiano incontri con il gruppo di esperti in derivati "Expert Group on Market Infrastructures", membri a loro volta di Multinazionali finanziarie. Per le questioni sul cambiamento climatico e sulle emissioni di CO2 i gruppi con cui pianificare le strategie sono "Industry Association for Chemical" o quella del ferro (Eurofer), o quella del cemento (Cembureau) o con qualche consiglio magari della "European Roundtable of Industrialist", tutti che che inseguono ovviamente a loro vantaggi, per leggi che influiranno sulla vita dell'elettore europeo.
Nella Commissione le lobby condizionano ogni settore, come quello agricolo, con i continui attacchi con prodotti OGM, per adesso respinti al mittente. O lo studio su diversi pesticidi e sull' l'EDC , l'Endocrine distruptors Chemical, sostanza cancerogena ancora impiegata in molti prodotti del mercato.
Un articolo di qualche mese fa sul "The Guardian" titolava " Il gigante del Tabacco Philip Morris sta spendendo milioni di euro per ritardare le leggi antifumo in Europa"
Sempre sul "The Guardian" un più recente articolo sottolinea come nella sola Bruxelles gravitano oltre 30.000 lobbisti, che cercano in ogni modo di ottenere trattamenti di favore per le loro Banche, Compagnie Telefoniche, Gruppi industriali e quant'altro. Si calcola che almeno il 75% della legislazione europea sia fortemente manovrata da questi affaristi.
Questo clima surreale dove chi vota è convinto di contribuire al cambiamento, ma chi decide per il cambiamento non dipende dai voti elettorali.
I Media continuano a disinformare, a confondere, a mischiare le carte, a dare sovente notizie frammentarie o senza la dovuta rilevanza.
Nel prossimo semestre Europeo del 2014, la presidenza spetterà all'Italia, forse il Paese perfetto per velocizzare ed approvare il TTIP meglio conosciuto come il "Transatlantic Trade Investment Partnership", che inaugurerà una nuova era sugli scambi commerciali tra Europa e Stati Uniti. Il Primo Ministro Italiano Renzi lo ha definito una "priorità".
Lo scopo di questi accordi sarà quello di ridurre o rimuovere le barriere doganali tra i due paesi, in modo da agevolare il mercato. Si parla di risparmi che, secondo stime indipendenti, dovrebbero raggiungere per l’Europa la quota di circa 120 miliardi di euro l’anno, mentre per gli Usa sarebbero di 90 miliardi di euro. Ma ne trarrebbero beneficio anche le economie terze, per un importo di circa 100 miliardi di euro l’anno.
Sigmar Gabriel, Ministro degli Affari Economici tedesco ha sottolineato come :" Chi rifiuta queste accordi con gli Stati Uniti non avrà nessuna influenza sul progresso della Globalizzazione." Si ipotizzano numeri da capogiro se questo TTIP verrà approvato: 13 milioni di potenziali occupati. Secondo Gabriel : " Questa partnership condurrà l'Europa a migliorare i suoi standard di mercato, grazie alla "Madre del Capitalismo" l'America di Obama". Si enfatizza come i miglioramenti riguarderanno diritti dei lavoratori, ambiente, e brevetti internazionali. Tutto bello niente caro. Un canto delle sirene, in questa Odissea Europea, irresistibile in quanto a promesse, ha già convinto tutti?!
Nel "Translatlantic Trade Investment Partnership" tra Europa e USA potrebbe entrare in vigore anche il controverso regolamento denominato "Investor State Dispute Settement" (ISDS), che permette ad un investitore straniero di citare in giudizio il Governo del paese ospitante, se questi con leggi nazionali danneggia i profitti della Compagnia straniera che investe. Per esempio la "Chemtura Corporation", produttore di fertilizzanti industriali, ha fatto causa al governo Canadese che con una legge Nazionale ha limitato l'uso di numerosi pesticidi della suddetta Corporation. Oppure la causa intentata da alcune industrie del tabacco capitanate dalla "Philipp Morris" contro il governo Australiano, responsabile con alcune leggi più restrittive contro il fumo, di aver danneggiato i profitti di queste Compagnie. Il rischio è quello di concedere alla Multinazionali un ulteriore arma contro chi cerca di tutelare i consumatori, ritardano le leggi e costrigendo i Governi a costose diatribie in tribunale. Una Globalizzazione sempre più selvaggia.
Per il professore di Economia e letterato Martin Hart-Landsberg siamo davanti ad un "Dominio delle Multinazionali". Il professore cita una dichiarazione di Salvator Allende all'ONU de 1972: " Siamo di fronte a un conflitto tra le imprese transnazionali e gli Stati. Questi ultimi sono stati tagliati fuori nelle loro decisioni fondamentali, politiche, economiche e militari, da organizzazioni globali che non dipendono da nessuno Stato e le cui attività non sono controllate da nessun parlamento, né nessuna istituzione rappresentativa dell’interesse collettivo."
Il premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz rincara la dose: " Considerata la storia recente, ora sembra chiaro che i negoziati, volti a creare un'area di libero scambio tra USA ed Europa ed USA e Pacifico (eccetto la Cina) non stanno per realizzare un sistema di libero scambio. Al contrario, l'obiettivo è un regime commerciale gestito, teso ad assecondare quegli interessi speciali che da tempo dominano le politiche commerciali dell'occidente. Nessun accordo commerciale dovrebbe mettere gli interessi commerciali davanti agli interessi Nazionali in generale, sopratutto quando sono in gioco questioni non legate al commercio, come la regolamentazione finanziari e la proprietà intellettuale. Molte regole che si vogliono "ammorbidire" sono li per una ragione: per proteggere i consumatori, i lavoratori, le economie e l'ambiente. Abbiamo bisogno di un "mercato libero" genuino, dove Corporation e cittadini abbiamo la stessa importanza in fase decisionale."
Il rischio è di dare "carta bianca" a chi ha come obiettivo solo il profitto. Se lo chiede, in un lungo articolo, anche il giornale tedesco "Spiegel" in un articolo intitolato " Corporation Carte Blanche. Will US-EU trade become too free", che evidenzia come un rischio pratico è di avere, da qui a qualche anno, prodotti alimentari OGM senza obblighi di specificarlo nelle confezioni. O che più ampi diritti di Copyright limiteranno la fruizione di cultura, educazione e scienza. L'articolo tratta anche del già citato ISDS, che delegittimerà le leggi dei singoli governi nazionali. Come la causa intentata da una centrale nucleare svedese in Germania, la "Vattenfall", contro le leggi tedesche che vogliono la fine del nucleare per concentrare tutti gli sforzi sull'energia pulita. La "Vattenfall" ha chiesto danni per 3.7 miliardi di dollari. Adesso i vari politici che sostengono questi accordi, in visto delle elezioni, si sono fatti più disponibili al dialogo ed a dibattiti pubblici, rassicurando che non vi è niente di segreto. Ma internet e numerosi esperti mondiali, tra cui Stiglitz, la pensano molto diversamente.
La Democrazie, la partecipazione sociale, l'informazione sono davvero quelle assegnate ad ogni cittadino nelle società di gran parte di questo pianeta? O rappresentano solo una illusione, un simulacro di legalità, l'anestetico delle masse.
Un infuente politico americano del secolo scorso, N. Murray Butler diceva: " Il mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero che fanno produrre gli avvenimenti; un gruppo un po' più importante che veglia alla loro esecuzione e assiste al loro compimento, e infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto." oppure la frase del 1999 sul "Newsweek" di Rockfeller:" Qualcosa deve sostituire i governi, e il potere privato mi sembra l’entità adeguata per farlo."
Libero arbitrio se votare o meno, ma poi non dite che non vi avevano informato....maremmacinghialaaaaaaaaa
Considerata
la storia recente, ora sembra chiaro che i negoziati volti a creare
un’area di libero scambio tra Usa ed Europa e tra Usa e gran parte del
Pacifico (eccetto la Cina) non stanno per realizzare un vero e proprio
sistema di libero scambio. Al contrario, l’obiettivo è un regime
commerciale gestito, teso cioè ad assecondare quegli interessi speciali
che da tempo dominano la politica commerciale dell’Occidente.
Read more at http://www.project-syndicate.org/commentary/transatlantic-and-transpacific-free-trade-trouble-by-joseph-e--stiglitz/italian#34sFkTjm1rCZXFK1.99
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la storia recente, ora sembra chiaro che i negoziati volti a creare
un’area di libero scambio tra Usa ed Europa e tra Usa e gran parte del
Pacifico (eccetto la Cina) non stanno per realizzare un vero e proprio
sistema di libero scambio. Al contrario, l’obiettivo è un regime
commerciale gestito, teso cioè ad assecondare quegli interessi speciali
che da tempo dominano la politica commerciale dell’Occidente.
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