Wednesday, April 11, 2012
I Mangiatori di Terra
Nel mondo che si definisce moderno, le parole stanno perdendo il loro reale significato. Termini come "Investire"- "Benessere"- "Ricchezza" - "Progresso" e su tutte "Democrazia" sono divenuti termini con i quali mascherare ben altri contenuti. Il "Land Grabbing" che può essere tradotto come "La conquista di terreni" è un fenomeno relativamente recente dove paesi economicamente avanzati "investono" in paesi del terzo mondo o con economie in via di sviluppo, acquistando porzioni di terra per impiantarci coltivazioni di varia natura, una sorta provvista di emergenza per cibo e carburanti. I capitali che dovrebbero confluire nelle casse dei Paesi ospitanti si perdono nei meandri della corruzione e della burocrazia, mentre i vantaggi per le popolazioni locali sono praticamente inesistenti. Laddove si creano nuovi posti di lavoro, sono spesso sottopagati, inducendo a nuove forme di colonialismo. La fame di un pianeta sempre più popoloso e squilibrato, in termini di consumi, rischia di creare nuove catastrofi e sofferenze. I sistemi finanziari, nonostante la crisi, sempre pieni di nuove risorse, e supportano questi abusi democraticamente approvati da Governi controllati da una minoranza di potenti. Una Plutocrazia in piena regola dove le minoranze sono cancellate, le proteste represse con la forza e per chi persiste nella lotta ci sono le sbarre di qualche prigione mondiale. Le decisioni vengono imposte, non discusse, perchè tutto è già stato deciso in altre sedi. La gente, spesso senza cultura e senza diritti, deve solo obbedire, altri hanno già deciso per il loro destino.
Ecco un articolo tradotto dal quotidiano online "The Star" intitolato "Is it investment or a land grab?"più una ulteriore analisi per capirci qualcosa di più:
"Nello spazio di qualche anno l'acquisto di terreni all'estero è divenuto una questione spinosa con situazioni potenzialmente esplosive per l'ambiente e la sicurezza.
In primis la Cina, l'India, la Corea del Sud, ed i paesi del golfo hanno iniziato ad accaparrarsi terreni in paesi stranieri per assicurarsi le loro riserve di cibo. I paesi occidentali stanno seguendo l'esempio in un tentativo di raggiungere le proprie richieste di Biofuel.
Secondo una fonte autorevole il "Land Matrix Project", che monitora le compravendite di terreni in tutto il mondo, grazie a numerose consociate, 203 milioni di ettari di territori sono andati in mano a paesi stranieri, dal 2000 al 2010, sia con veri e propri acquisti sia con affitti a lungo termine. Per farsi un'idea della dimesione stiamo parlando di un'area pari ad 8 volte la Gran Bretagna. L'Africa, con l'Etiopia in testa seguita da Liberia, Mozambico e il Sudan, comprendono il 66% di queste acquisizioni, mentre l'Asia è al 14%. Paul Mathieu, un esperto della FAO, fa notare che il picco di questa pazza moda si è avuto tra il 2008 ed 2009 nel pieno della crisi alimentare mondiale, aggiungendo come questo trend abbia rischi enormi se fuori controllo. In teoria le vendite di terreno offrono ai paesi poveri con estese zone a bassa densità di popolazione un'opportunità di investire in nuove tecnologie e capitali. In pratica, diverse analisi lo dimostrano, pochi investimenti sono effettvamente utilizzati. Corruzione e abusi ambientali peggioranoulteriormente queste operazioni. Uno studio del 2010 della Banca Mondiale ha reso noto come su 14 paesi interessati i reali accordi sono stati mantenuti per il 21% dei territori.
Tina Joemat-Pettersson, Ministro dell'Agricoltura sudafricano, ha dichiarato:" Queste compravendite di terreni non sono altro che una nuova forma di colonizzazione. Chi compra utilizza i suoi lavoratori, il suo equipaggiamento, le sue sementi, utilizzando il suolo del paese ospitante per poi andarsene quando non c'è più nulla da sfruttare".
Questo breve articolo apre scenari futuri non propriamente rosei, dove i paesi del terzo mondo sono, ancora una volta, ampiamente sfruttati da multinazionali, banche e dal nostro sproporzionato stile di vita per il pianeta terra. I principali responsabili sono dunque le "Corporation" agricole, come illustrato da grain.org (Organizzazione non governativa che promuove e difende le piccole realtà agricole e la biodiversità), ma anche le istituzione finanziarie che supportano queste "rapine legalizzate". La "Cargill" (Multinazionale statunitense, attiva principalmente nel settore alimentare. Di proprietà degli eredi Cargill e MacMillian e non quotata in borsa, è considerata l'azienda a controllo familiare più grande del mondo) ha acquistato migliaia di ettari di terreni attraverso il suo fondo speculativo "Black River Asset Management". L'ENI ha in progetto per Angola la conversione di 12000 ettari di terreno in alberi di palma per produrre l'olio da palma, "Olam International", con base fiscale a Singapore, possiede 17000 ettari di terre in Argentina e Africa coltivate a arachidi, mais e soia, la giapponese "Mitzui" in Brasile possiede 100000 ettari coltivati a soia, cotone e mais principalmente da esportazione, l'indiana "Amira group" ha acquistato in Cambogia 25000 ettari di terreno per la produzione di riso da esportare, in Cameroon troviamo tra le altre la "BioPalm Energy", del multimilionario Sivasankaran il cui gruppo a sede a Singapore, nello Stato Africano terreni sono utilizzati per l'olio da palma, ed ancora Indonesia, Jamaica, Laos, Marocco, Malawi, Pakistan, Paraguay, Romania, Senegal, sono centinaia di progetti. Queste Nazioni vendono ampie fette del proprio territorio per svariate coltivazioni, con capitali e profitti spesso dirottati all'estero e sempre nelle tasche di pochi.
Un recente articolo del quotidiano inglese "Telegraph" riporta come almeno 20000 famiglie siano state forzate dal governo locale a lasciare le proprie case: l'area dove risiedono è stata concessa a investitori Indiani e Sauditi per diverse coltivazioni. Secondo alcune organizzazioni per i diritti umanitari, numerose famiglie sono state costrette a lasciare le loro case, con arresti sommari, violenze ed anche stupri, ma il Governo minimizza e afferma che il denaro ricevuto servirà a finanziare progetti per il benessere e la tutela di queste famiglie "sfrattate".
Un ulteriore studio dell' International Food policy research Institute (Ispri) analizza i pro ed i contro di queste compravendite, sottolineando come questi investimenti offrono, potenzialmente, possibilità di sviluppo e di sostegno per le agricolture dei paesi del terzo mondo, d'altro canto il rischio, per le popolazioni locali, è quello di perdere il controllo e l'accesso di suddette aree, indispensabili per la loro sopravvivenza.
A rincarare la dose ci pensa l'Ockland Institute, un centro di studi americano sulle problematiche sociali ed ambientali: secondo cui numerose transazioni per l'acquisto di terre da parte di paesi stranieri in Africa, supportate dalla Banca Mondiale, sarebbero illegali, favorendo la Nazioni acquirenti a livello fiscale e burocratico, addirittura con esenzioni fiscali per decenni e misure doganali in entrata praticamente nulle.
Per coloro che sostengono che questi investimenti stranieri garantiscono occupazione e ricchezza alle popolazioni locali, ci sono numerosi articoli che evidenziano l'esatto contrario: in Etiopia la multinazionale indiana "Karaturi Global" paga i lavoratori in media 2 dollari al giorno, con paghe anche di 0.48 centesimi, entrambi i salari sono al di sotto della soglia di povertà di 2 dollari stimato proprio dalla Banca Mondiale!!
Democrazia, benessere, investimenti....ma dove? per chi? Con quali risultati? E' il vocabolario dell'illusione, mentre la realtà ci sta sfuggendo di mano.....maremmacinghialaaaaaaaaaaaaa
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